SULLE PAURE IN GENERE

“Stai tranquillo, se non hai paura non ti morde…” Risposta: ” Ma va a cagare!”. La colpa non è di chi ha paura ma di chi tiene il cane. Avere paura è un diritto e pure sacrosanto perché il cane percepisce una situazione strana e può pure diventare aggressivo pertanto la paura è assolutamente giustificata e chi dice così a chi ha paura di un cane lo sta semplicemente prendendo in giro mettendo pure a repentaglio la sua incolumità.

“Stai rilassato che così stai a galla….” Altra panzana furibonda: non puoi stare rilassato se sei immerso in un ambiente nel quale non sei abituato a sopravvivere, anzi tendi proprio a soccombere perché vai a fondo e non sai nuotare. Il problema delle paure non è di chi le ha in modo assolutamente razionale e giustificato ma di chi vuole combatterle con ammonimenti scemi. La maggior parte delle paure sono del tutto razionali e certamente utili. La maggior parte degli incidenti stradali avvengono perché non abbiamo sufficientemente paura della velocità che è un killer molto più spietato di Jack lo squartatore.

La paura della fatica non è una cosa insensata ma una cosa essenziale per un atleta se vuole sopravvivere nello sport con una carriera abbastanza lunga. Chi non ha abbastanza paura della fatica finisce sterminato da questa dopo pochi anni di carriera sportiva magari a buon livello ma troppo intensi per poter essere reiterati sufficientemente a lungo.

L’atleta che ha una sana paura della fatica si infortuna di meno, ha una carriera più lunga e molte volte arriva a maturazione agonistica piena, cosa che non succede all’atleta che non ha paura della fatica che prima o poi si inventa qualsiasi scusa per troncare la carriera agonistica anzitempo anche se non si è infortunato in modo serio.

All’atleta che tronca la carriera agonistica anzitempo manca anche un’altra paura importante che è quella di avere rimorsi un po’ di anni più tardi che saranno quelli che ti faranno affrontare l’attività amatoriale con lo spirito sbagliato, come un agonista represso che non ha avuto il tempo di fare le cose come andavano fatte.

In un mondo dove tutti ti insegnano a combattere le paure per essere più performante ed efficiente manca chi te le alimenta per farti vivere meglio facendo le scelte giuste al momento giusto.

E così il mondo dello sport pullula di campioni mancati che non hanno avuto paura di anticipare in modo clamoroso il giorno dell’abbandono della pratica agonistica vera.

La paura non va subita ma va capita ed analizzata, quando è utile e ci serve a vivere meglio non va assolutamente repressa anzi va proprio alimentata continuamente per farci agire nel modo migliore.

A volte abbiamo paura ad agire in modo istintivo ed anche quella non è una paura da reprimere perché tante volte, anche se il nostro inconscio generalmente funziona piuttosto bene (e chi non ci crede si legga un po’ di Carl Gustav Jung per tranquillizzarsi), la scelta istintiva si rivela una vera e propria disdetta, pertanto non dobbiamo nemmeno aver paura dell’istinto che ci frena e ci porta a meditare anche se ovviamente in seguito a ciò diventiamo inevitabilmente più lenti nelle nostre decisioni.

Ovviamente l’argomento è molto complesso e non è facile che possa essere dipanato nelle sue molteplici sfumature in un campo sportivo però il fatto che in genere il campione sia un personaggio che di paure ne ha normalmente più degli altri non deve essere trascurato e deve farci meditare sul mito del “combattere la paura a tutti i costi” che, in molte circostanze, è un mito un po’ scemo.