SE FAI PAGARE VALE DI PIU’…

Una delle follie del nostro tempo è che il consumatore ritiene di poter avere un prodotto di qualità solo se spende tanto. Può darsi che ciò possa valere per alcuni beni, per esempio un’automobile, un elettrodomestico ma nel campo della fruizione di attività motoria non è assolutamente così. Al contrario, vi suggerisco proprio di diffidare di chi vi fa pagare troppo l’attività motoria. Come minimo tentate di capire perché costa così tanto e quando avrete una spiegazione logica di questo potrete star tranquilli.

Questa follia del consumatore è clamorosa in alcuni ambiti molto importanti come in campo medico. C’è chi sceglie di andare a sottoporsi ad un intervento chirurgico in capo al mondo spendendo un sacco di soldi senza sapere che avrebbe la miglior assistenza medica, finanziata dal suo sistema sanitario nazionale, a quattro passi da casa.

Mi è capitato di un utente che, con un problema al ginocchio assolutamente non trascurabile ed improvviso, si è gettato in una disavventura solo perché se l’era cavata senza spendere soldi. Il malcapitato è andato subito e giustamente dal medico di base (che è quello che bisognerebbe sempre fare prima di lanciarsi in altre imprese) e, contemporaneamente, ha fissato un appuntamento con lo specialista che, malauguratamente, è stato accordato anche a breve scadenza. Con un colpo da maestro il medico di base ha risolto l’inconveniente anche azzeccando una diagnosi non facile perché di raro riscontro. Non contento di essersela cavata gratis, il paziente ha confermato la visita dallo specialista. Ormai l’inconveniente al ginocchio era in via di risoluzione, ma visto che si era manifestato così violentemente, tanto per avere un parere in più…  Adesso io non voglio demonizzare lo specialista, chiunque può sbagliare, anche il più quotato degli specialisti e pure proprio nel suo campo d’intervento. Ce l’ho con il paziente, che oltre ai 150 euro di visita poteva risparmiarsi una riacutizzazione assolutamente non gradita del problema. Per farla breve lo specialista ha sbagliato diagnosi ed ha proposto un tipo di terapia che, invece che portare a completa risoluzione, ha provocato una violenta ricaduta.

Più che per pubblicizzare la grande opera dei meritevoli medici di base, questo episodio mi serve per traslare alla mia categoria, quella degli esperti di attività motoria, quanto accade con le presunzioni legate alla follia del mercato. Il servizio che costa di più è quello più attendibile…

Mi è capitato di partecipare come istruttore ad un validissimo progetto di promozione del cammino, nel Comune nel quale risiedo. Il progetto era molto valido ed importante, solo scarsamente pubblicizzato per mancanza di fondi (ormai cronica non solo per questo tipo di servizi). Purtroppo la scarsa pubblicità non è riuscita a farci coinvolgere folle oceaniche nonostante che il servizio fosse proposto (ovviamente dico io, per il mio modo di pensare…) assolutamente gratis alla cittadinanza. Uno dei coordinatori, non so se per scherzare o se veramente convinto, ha avuto il coraggio di obiettare che il progetto ha avuto pochi partecipanti perché… era più opportuno far pagare per la partecipazione! Far pagare per prendere parte a delle camminate per la salute organizzate dal Comune? Ma scherziamo?!

Ogni tanto ripenso a quell’obiezione e più ci ripenso più mi rendo conto che l’uscita ad effetto forse era proprio detta seriamente.

Ai miei tempi, all’ISEF, non si faceva “Marketing”. L’insegnante di educazione fisica doveva acquisire delle competenze specifiche nel suo ambito punto e basta. A dire il vero si faceva anche poca psicologia. Quella si faceva, si, ma in modo sommario e non approfondito. Col senno di poi dico che avremmo dovuto approfondire maggiormente psicologia per estendere anche le nostre competenze nel campo della psichiatria. Non marketing, psichiatria. Viviamo in una società malata e, per comprenderla, dobbiamo avere anche gli strumenti per capire le sue aberrazioni.

Quando, ad una persona che non trova nemmeno dieci minuti nella giornata fitta di impegni, suggerisci di mettersi a fare le scale a piedi perché piuttosto di niente è certamente importante anche prendere tale abitudine, questa non ti prende sul serio. Per due motivi: il primo è che in realtà fare le scale a piedi è ben più faticoso che farle in ascensore poi che rimedio è un rimedio per il quale non devi tirare fuori nemmeno un euro? Se non costa niente non vale a niente. Siamo a livelli psichiatrici se per dare importanza ad un impegno devo costringermi a pagarlo. Allora facciamo pagare l’aria che si respira così ne avremo più rispetto, oppure mettiamo il prezzo dell’acqua a cifre esorbitanti così non la sprecheremo più.

Su questi temi ho rischiato di scontrarmi anche su Internet e ciò non è avvenuto solo perché, imbranato come sono in informatica, non ho trovato rapidamente il sistema per rispondere su un sito che presentava qualche problema per commentare e rispondere (spero che non sia così anche nel mio e se così fosse vi prego di trovare il modo per farmelo sapere). Sostanzialmente veniva criticato fortemente chi, come me (e siamo in tanti), offre consigli gratuiti attraverso Internet, perché così si sminuisce la nostra professionalità.

Io sono perfettamente d’accordo che i consigli non vengano dati a vanvera perché ciò non sarebbe assolutamente raccomandabile neanche da un punto di vista morale ed etico oltre che da un punto di vista professionale. Ma se uno può permettersi il lusso di creare un contatto con persone che hanno letteralmente bisogno e necessità di informazioni sull’attività motoria per quale motivo non deve farlo? Lo sapete che ci sono venti milioni di sedentari in Italia? Devono mettere tutti mano al portafoglio per potersi muovere? Non è che forse fra quei venti milioni di sedentari ce ne siano un bel po’ solo perché circola la malsana idea che se non spendi non puoi nemmeno metterti a fare movimento? Questa è una terribile aberrazione dell’informazione e va combattuta con tutti i mezzi. Chi nega il fatto che ci si può muovere benissimo anche senza spendere un euro (un tempo si diceva “una lira bucata” e suonava ancora meglio…) è complice di un mercato che fa disastri. La deontologia professionale mette come primo valore l’onestà professionale e  non la tutela di fantomatiche “tariffe” che per fortuna nel nostro campo non sono mai esistite.

C’è da darsi una mossa per diffondere la cultura dell’attività motoria. Stiamo spendendo troppo in assistenza sanitaria sovraccaricata dall’eccesso di sedentarietà. Questa è l’emergenza della nostra era le altre sono quisquilie di… marketing.