SE FA MALE FA MALE

Una delle leggende più difficili da smontare attorno all’attività motoria è che se un esercizio fa male durante la sua esecuzione poi, per un qualche sortilegio che non riusciamo a comprendere bene, alla fine farà “bene”.

Non esiste alcun sortilegio e trattando di attività motoria si può tranquillamente dire che se un certo esercizio fisico fa male durante l’esecuzione fa male punto e basta ed il fatto che poi chi l’ha fatto ne venga fuori senza danni apparenti è un fatto abbastanza fortuito che non è opportuno lasciare al caso.

Puntualizzo che stiamo trattando di attività fisica e non di fisioterapia perché so che esistono in circolazione dei fisioterapisti che trattano i loro pazienti prevedendo delle manovre che sono anche abbastanza dolorose. Non mi inoltro in quella materia che non è di mia competenza, mi permetto solo di osservare che esistono anche fisioterapisti che lavorano con rispetto assoluto delle sensazioni di dolore del paziente e riescono ugualmente ad ottenere risultati molto apprezzabili usando un metodo completamente diverso. Nel momento in cui ne avessi bisogno, se posso scegliere, mi affido certamente alle cure di quello che non mi fa sentire male, molto semplicemente ritengo che il dolore non vada sprecato e sia opportuno tentare di evitarlo sempre per non guastarsi la vita.

Scavalcate a piè pari le problematiche dei fisioterapisti, che non invidio assolutamente, mi permetto di affermare che se un insegnante di educazione fisica nel terzo millennio, riferito a certe esercitazioni di ginnastica, ha il coraggio di sentenziare che “se fa male poi fa bene” è semplicemente un incompetente. La ginnastica non solo non fa male ma io ho pure la presunzione di dire che deve essere anche divertente. Sul “divertente” si potrebbero spendere fiumi di parole e bisogna riuscire ad interpretare bene quel “divertente” ma siamo tutti d’accordo sul fatto che una eventuale ginnastica “dolorosa” non può certamente essere divertente.

Nei gruppi di attività motoria per la terza età a volte, per la necessità di controllare costantemente il carico ispirandomi ad un criterio molto prudenziale, mi trovo ad essere molto ripetitivo nella proposizione di certe esercitazioni. In tali situazioni mi vengono in soccorso le dinamiche di gruppo nel senso che quando il compito motorio è completamente automatizzato consente di chiacchierare tranquillamente. In tali situazioni non è la proposta motoria ad essere divertente in sé per sé, che è altamente standardizzata e non molto entusiasmante in modo intrinseco, bensì la situazione di gruppo che può anche essere abbastanza rilassante nonostante il compito motorio assegnato non sia per niente trascurabile. Se non tutti i mali vengono per nuocere in terza età si può affermare che proprio per le situazioni create da deficit muscolari ed articolari che non sono sempre facilmente controllabili accade che lo stimolo motorio certamente efficace sia molto più basso di ciò che si possa comunemente pensare. A differenza che nei giovani, dove molto spesso per innescare nuovi sicuri adattamenti a volte si è costretti pure a somministrare carichi potenzialmente pericolosi, nei meno giovani tale atteggiamento non è assolutamente necessario e, al contrario, se è vero che bisogna stare sempre molto attenti al rischio di infortunio è altrettanto vero che non è necessario interrogarsi più di tanto sulla effettiva efficacia di alcuni stimoli allenanti. Banalizzando si può tranquillamente dire che il soggetto in terza età qualsiasi cosa faccia quasi certamente innesca degli adattamenti per il semplice motivo che la sua muscolatura ha continuo bisogno di essere sollecitata per rallentare l’invecchiamento. Pertanto la famosa frase dei medici di base “Faccia qualsiasi cosa ma faccia qualcosa perché  ha bisogno di muoversi”, anche se può sembrare strano ha un suo fondamento scientifico.

Il nostro compito allora, oltre che di non fare assolutamente male all’allievo che non ha certamente bisogno di sentire male da nessuna parte per fare qualcosa di utile, è fare in modo che questo “qualcosa di utile” sia facilmente riproponibile e magari anche con un certo margine di sicurezza al riparo da sorprese non gradevoli. Solo dalla assidua ripetizione di un certo tipo di attività potranno essere ottenuti quei benefici di lunga durata che però non sono eterni perché, come tutti sanno, l’attività fisica non è come il fieno in cascina che ne puoi accumulare anche in previsione delle annate meno propizie. Ed è anche per quello che uno dei grossi requisti dell’attività fisica rivolta alle persone un po’ su con l’età è che questa attività sia mantenibile e ripetibile nel lungo periodo perché farla solo per un breve periodo serve poco a nulla. Non è come la medicina che meno la prendi e meglio è, e speri che faccia effetto subito così eviti tanti effetti collaterali da uso sistematico. Qui è proprio il contrario, siamo nella perfetta consapevolezza che l’attività fisica non può fare effetto nell’immediato anche se condotta nel migliore dei modi, anzi è proprio l’eventuale effetto immediato a farci dire che forse non è condotta proprio nel rispetto dei dovuti criteri prudenziali, quanto agli effetti collaterali non ce ne sono e pertanto la situazione da considerare è che questo “farmaco” (il farmaco ginnastica per il quale da molte parti si invoca pure la ricetta medica solo che non si sa bene a chi deva essere indirizzata questa ricetta medica visto che l’insegnante di educazione fisica è già tanto che esista a scuola e per gli adulti proprio non esiste) verrà preso possibilmente per un periodo molto lungo dell’esistenza, tanto più lungo quanto più durature saranno le accettabili condizione di salute dell’allievo. Pertanto proprio perché stiamo parlando di qualcosa che ci accompagna per una buona fetta della vita e non un momentino dobbiamo proprio dire che “quando fa male fa solo male” e la ginnastica non deve fare  assolutamente mai male. Chi ipotizza il contrario vi sta prendendo in giro con vecchie leggende che facevano comodo ad insegnanti sprovveduti che non avevano la pazienza di seguire tutti gli allievi, anche quelli meno prestanti che probabilmente avevano bisogno di essere seguiti anche di più di quelli più bravi.