RIASSUNTO

Su questo sito ho già “speso” oltre 200.000 parole. Ho bombardato il lettore con una gran quantità di articoli da dove, forse, qualcosa è emerso ma ho difettato di una grande dote che è assolutamente inesistente nel mio DNA: il dono della sintesi.

Purtroppo non ho quel grande dono ed ho perso la possibilità di trasferire un messaggio che come “burattino senza fili” potevo trasmettere a chi ha la pazienza di leggermi.

Ho scritto “burattino senza fili” non a caso. Chi lavora nel campo dell’attività motoria è chiaramente legato, nelle sue attività, ad un comportamento che è certamente condizionato dalla posizione professionale.

Chi lavora nel privato ha una sacrosanta necessità di far quadrare il bilancio ed ha dunque la priorità di pubblicizzare un certo tipo di attività.

Chi lavora nel pubblico, al contrario, non ha questi vincoli ma ne ha altri ancora più forti nel senso che è obbligato a a cercare di non creare problemi e portare sconquasso all’interno del servizio pubblico.
Mi si dirà che è difficile portare sconquasso all’interno di un servizio pubblico di fruizione dell’attività motoria che in Italia è praticamente inesistente ma questa affermazione non è del tutto vera e, se si vuole sperare di capirci qualcosa attorno all’attuale sistema di regolamentazione dell’attività motoria in Italia, bisogna partire proprio dal quel punto di osservazione.

Non è vero che non esiste nulla. Esiste la scuola ed esistono le federazioni sportive. Teoricamente esiste anche un Sistema Sanitario Nazionale che si occupa di prevenzione e, a vario titolo, sono tutti coinvolti nel sistema di gestione dell’attività motoria per tutti.

Il punto cardine di tutte le mie osservazioni è che io mi lamento del fatto che questi 3 gestori, o “potenziali” gestori, messi assieme non hanno nemmeno la forza che hanno i privati da soli di condizionare le scelte della popolazione in tema di attività motoria.

Non mi lamento dell’atteggiamento dei privati. Questi fanno i loro interessi e, nonostante ciò, riescono a fornire un ottimo ed insostituibile servizio per l’attività motoria dei cittadini italiani.

Mi lamento dell’indifferenza dei gestori istituzionali dell’attività motoria pubblica che, in un paese evoluto, dovrebbe essere assolutamente gratis e pubblicizzata con un’energia ed un’efficacia ben superiori a quelle con le quali viene pubblicizzata ora.
Ci manca solo che lo Stato deleghi completamente ai privati la gestione dell’attività motoria per ammettere la propria inefficienza e dopo abbiamo toccato il fondo.
Non dico che fra la proposta del pubblico e la proposta dei privati deva esserci conflittualità ma penso, al contrario, che la gestione dell’attività motoria su base capillare per tutti i cittadini deva essere talmente efficiente da non porre nemmeno un problema di conflittualità fra le due: l’attività pubblica c’è per tutti, chi vuole può cercare pure quella privata che trova anche quella. Non accade così e, mentre la pubblicità dell’attività privata te la trovi anche nella cassetta delle lettere, svolgere attività motoria solo grazie alle strutture pubbliche non è sempre facile.

Molte persone credono che correre su un tapis roulant o correre a piedi in un parco pubblico ben piantumato sia più o meno la stessa cosa. Questa “informazione” non è certamente giunta loro grazie alla scuola, alle federazioni o al sistema sanitario nazionale.

La mia critica a questi tre enti fondamentali per la cultura in tema di attività motoria è semplice, forse disorientante ma non campata in aria.

Se un cittadino crede che correre su un tapis roulant sia la stessa cosa che correre all’aria aperta la colpa non è di chi gestisce le palestre private. E’ colpa in primo luogo della scuola che ha l’obbligo istituzionale di diffondere anche la cultura dell’attività motoria, in secondo luogo anche delle federazioni che sono preposte all’organizzazione di tutta l’attività sportiva e non solo quella di vertice in terzo luogo anche del sistema sanitario nazionale che deve avere la possibilità di gestire l’attività motoria di prevenzione come se fosse un vero e proprio capitolo di spesa sanitaria a tutti gli effetti.

Concludendo, io voglio smetterla di passare per il “rompiscatole delle palestre private” perché questo non sono ed anzi scrivo che, in un contesto di proposta pubblica della’attività motoria assolutamente inefficiente, il lavoro di queste palestre è preziosissimo e fondamentale. Al contrario sono (e voglio esserlo) un vero e proprio rompiscatole delle istituzioni pubbliche ma, tragicamente, non ho alcun referente diretto al quale poter rompere le scatole. Prendersela con il pubblico che non ha una sua struttura di riferimento (tanto per dire non esiste a volte nemmeno un incarico per lo sport ma semplicemente una “delega” per lo sport consegnata ad un soggetto che deve occuparsi di centomila altre cose) è come prendersela con un muro di gomma.

La scuola è innocente perché non ha mezzi economici, le Federazioni sportive sostengono di espletare al meglio il loro compito perché preparano nel miglior modo possibile i campioni che ci rappresentano all’estero (ma non è certamente questo il loro compito più importante) ed il sistema sanitario nazionale, udite udite, non può nemmeno relazionarsi con gli insegnanti di educazione fisica perché, non essendo medici, appartengono ad un’altra parrocchia. A me hanno sempre insegnato che ai sani ci pensa l’insegnante di educazione fisica ed il medico pensa ai malati. Si vede che i tempi sono cambiati. Ma i medici come fanno ad essere esperti di attività motoria? Allora non è il caso di integrare nel sistema sanitario anche gli insegnanti di educazione fisica che si occupano in modo pratico di prevenzione e non solo in modo teorico? Mah… misteri del terzo millennio che se va bene saranno risolti nel quarto.