RAPPORTO FATICA-DIVERTIMENTO NELL’ATTIVITA’ FISICA

E’ opportuno smontare una balla colossale che ancora aleggia negli ambienti dell’attività fisica “Più fatica fai e meglio è, più fatica fai e più sei bravo perché vuol dire che ti sei impegnato a fondo…”.

Questa è una balla colossale che devasta il concetto di attività fisica, la declassa e la rende possibile candidata al ruolo di “attività potenzialmente fastidiosa”. Alcuni la paragonano addirittura, a livello di impegno, a quello occorrente per mettersi a dieta e solo questo paragone può essere sufficiente per far capire come a certi livelli dell’attività fisica non si sia capito un bel nulla.

In effetti nell’attività fisica un certo tipo di fatica può esistere ma è fatica mentale non fatica fisica: è la fatica che occorre per concentrarsi per capire come fare per provare meno fatica possibile per un certo impegno fisico. Paradosso: chi è pigro e non ha la capacità di sostenere questa fatica finirà per fare più fatica fisica perché non è attrezzato da un punto di vista cognitivo, delle competenze tecniche per affrontare un certo impegno motorio che affrontato nel migliore dei modi può costare poca fatica.

Il mostro della “fatica gratuita” aleggia negli ambienti dell’attività fisica e fa danni incalcolabili, seminando sedentarietà (abbandono precoce dell’attività fisica) a destra e a manca.

Un grande campione è un atleta che sa dosare con grande maestria la fatica, senza sprecarla, se fosse uno che sa fare fatiche immani e ripeterle ad ogni piè sospinto durerebbe ben poche stagioni perché la fatica eccessiva reiterata in modo frequente porta all’abbandono dell’attività fisica. Per difesa il soggetto interrompe l’attività perché la riconosce come un qualcosa di stressante e non salutare. Qualcuno mi contesta che se tutti pensassero così non ci sarebbero più i campioni dello sport. Non è vero, i campioni dello sport sono campioni anche nel saper dosare la fatica ed i clamorosi abbandoni in tenera età di ragazzini che promettevano chissà quali risultati dipendono solo dal fatto che non hanno trovato sulla loro strada tecnici che hanno saputo modulare un entusiasmo esagerato che ha mascherato la fatica anche quando non andava mascherata. Di più, si è insegnato il culto della fatica, dell’eroismo a ragazzini di 15-17 anni che non erano certamente nell’età migliore per affrontare certi tipi di fatica. Ammettiamo che l’attività fisica di alto livello sia una specie di guerra, una “guerra non guerra” che vorremmo proprio sostituire a tutte le guerre, chi è che ci sta a mandare in guerra un ragazzino di sedici anni? Vuol dire proprio sacrificarlo alla patria ma non ditemi che quella è l’età migliore per farlo rendere in battaglia. Semmai non avrà la coscienza di quanto gli sta accadendo e si butterà al massacro con più istintività del soldato maturo ma non è certamente quello che si richiede ad un buon soldato a meno che non si pensi all’esercito come ad una grande quantità di carne da macello.

La fatica è un correlato sopportabile ma non estremamente divertente dell’attività fisica. Un certo livello di fatica può anche essere divertente, non è masochismo, una fatica moderata si tollera senza problemi e non ci si chiede assolutamente come ridurla ulteriormente (anche se nella società del telecomando in più ambiti abbiamo fatto di tutto per ridurre addirittura fatiche ridicole) ma una fatica molto elevata che qualche volta può essere impiegata per ottenere un certo risultato viene sopportata ma non è certo l’obiettivo principale di quell’evento. Si impiega tanta fatica per ottenere un certo risultato, è un mezzo non è un fine. Folle l’atteggiamento di quello sportivo (quello sì, per conto mio è un masochista più che uno sportivo) che pratica una certa disciplina solo perché si fa una fatica terribile. Al contrario il gusto è proprio vedere che a parità di livello prestativo la fatica tende a diminuire man mano che sei più padrone del gesto tecnico e pertanto con livelli di fatica analoghi a quelli impiegati precedentemente puoi aumentare la qualità del rendimento.

Processo inverso: quando si migliorano certe prestazioni sportive bisogna sempre chiedersi se ciò è avvenuto in virtù di un miglioramento tecnico o magari solo grazie ad una più elevata capacità di sopportare la fatica. Questa seconda via è comunque possibile, per carità, ma non è battibile continuamente perché se solo questo è il motivo del l’incremento del rendimento sportivo, in breve si arriva ad una saturazione per cui quel compito diventa insopportabile ed insostenibile in quanto veramente troppo faticoso. In tali situazioni, nei soggetti più coriacei da un punto di vista psicologico, è il classico sovraccarico funzionale a venirci in soccorso e così anche se l’atleta in questione è un testone che sopporterebbe le fatiche di Ercole, il suo fisico è un po’ più evoluto della sua testa ed ha dei sensori che lo portano ad un salutare stop. Molte volte l’infortunio da sovraccarico funzionale, sia esso un tendine, un muscolo contratto o chissà cosa è un accidenti che ci evita cose più preoccupanti.

Pertanto ci troviamo nella necessità di smontare la leggenda secondo la quale “più fatica fai e meglio è…” come tecnici del movimento siamo qui proprio per studiarlo e renderlo meno faticoso a parità di prestazione, anche con il conseguente obiettivo di migliorare il rendimento.

Il divertimento entra in campo come secondo elemento che caratterizza l’attività fisica e ci consente di praticarla con continuità. Parto subito con una mia convinzione abbastanza condivisibile: se non ti diverti almeno un po’ nell’attività fisica puoi svolgerla anche con una grande maestria e con gran poca fatica che, a meno che non ti paghino, in breve tempo la abbandonerai. Un minimo di divertimento è essenziale, è la motivazione principale, ben più forte del fatto che serve a buttare giù la pancia o a fare in modo che la pancia arrivi più tardi possibile.

Ottimi assassini dell’attività fisica sono stati quei profeti che l’hanno relegata al ruolo di attività idonea a curare l’aspetto esteriore del fisico. L’attività fisica come coadiuvante del lavoro dell’istituto di bellezza. Ad ognuno il suo mestiere: se vi piace farvi tirare la pelle per motivi estetici andate pure da un buon professionista che lavora su queste cose ma non metteteci l’attività fisica come contorno a questa problematica. Se uno svolge quantità incredibili di esercizi per la parete addominale vuol dire che avrà uno stramaledetto obiettivo sportivo per dover rinforzare quel distretto muscolare ma se l’obiettivo è di carattere squisitamente estetico allora vuol dire che siamo arrivati all’aberrazione del concetto di attività fisica. Dal mio punto di vista se quello è l’obiettivo finale allora uno si merita di far fatica e francamente faccio anche fatica a capire come si possa trovare la motivazione per sostenere questo tipo di attività fisica. Resta una motivazione iniziale non coerente: l’attività fisica serve per incrementare le capacità di movimento non per ottenere degli adattamenti di ordine estetico che a volte sono pure dubbi nel loro accadimento.

Da un certo tipo di mondo mi giunge l’osservazione che visto che per certe professioni bisogna apparire in un certo modo grazie all’attività fisica si possono ottenere senza pastigliette cose che altrimenti uno sarebbe costretto ad assumere chissà quali porcherie per provocare quegli adattamenti estetici. Queste osservazioni mi spiazzano e mi pare assurdo che ancora nel terzo millennio esistano professioni dove bisogna apparire in un certo modo.

E’ chiaro che praticare attività fisica per modificare l’aspetto esteriore o praticarla per migliorare il rendimento sportivo sono due cose diverse. Da soggetto che frequenta lo sport più che i centri estetici mi viene da dire che il concetto di salute coincide molto di più con quello di miglioramento delle capacità fisiche che con quello di modificazioni dell’aspetto e se proprio devo spiegarmi con una battuta insulsa direi: “Se avete problemi estetici affidatevi per quelli all’estetista che è il professionista di quel settore ma non accettate consigli da quello in tema di attività fisica perché non è certamente quello che può consigliarvi meglio.”

Praticamente si tratta di porre la domanda giusta al tecnico giusto. Se il quesito è “Ho una smagliatura qui e non so come renderla meno vistosa” evidentemente è un quesito da estetista ma se il quesito è: “Dopo 40 minuti che cammino ho il fiatone, le gambe pesanti etc, etc” non andate a chiedere il rimedio all’estetista e soprattutto quando chiedete consigli all’esperto di movimento su questa cosa non chiedetegli che effetto avrà per la smagliatura perché per l’insegnante di educazione fisica il problema della smagliatura è un falso problema, il vero problema è che dopo 40 minuti di cammino sembrate un personaggio di 80 anni anche se ne avete solo 40 e quello è un problema anche serio.

Il divertimento è essenziale per muoversi con continuità ed in modo gioioso. Indicare la strada giusta per muoversi in modo divertente è compito degli esperti del movimento. Il controllo della fatica è un altro tema importante perché se da un certo punto di vista possiamo mettere il divertimento sotto la voce delle “entrate” ci tocca ammettere che il livello di fatica, checché se ne dica, deve essere riportato sotto la colonnina delle “uscite”.

Pertanto un’attività dove si riesce a modulare con buone capacità il livello ottimale di fatica e ci si riesce a divertire con una certa continuità (la giornata storta c’ è in tutte le attività umane e non deve farci più paura qui che in altri ambiti) è proprio un’attività equilibrata che ha i presupposti per poter essere portata avanti fin che si campa, perché l’obiettivo finale, in un paese evoluto, deve essere proprio quello di non rinunciare mai al movimento, a nessuna età.

A tal proposito, visto che è opportuno muoversi per tutta la vità e qui, a vario titolo, ho accennato a “costi e ricavi” dell’attività fisica, una volta tanto, giusto per essere un po’ coerente con il nome bislacco che ho dato a questo sito, mi preme precisare come anche in termini economici l’attività fisica possa essere meno costosa di quanto vogliono farci credere i comuni mezzi di informazione. Con un po’ di fantasia e attenzione si può praticare attività fisica tutto l’anno quasi gratis.

Pertanto, costo economico basso, costo in fatica basso se ci sapete ragionare su, beneficio in termini di divertimento e salute garantiti nel corso del tempo, è proprio il caso di mettersi a praticare un po’ di attività fisica, pensandoci su però perché se delegate altri a pensare alla vostra attività fisica rischiate di non divertirvi, di fare troppo fatica e pure di spendere soldi inutilmente. Meditate gente, meditate…