RAGAZZINI E PREPARAZIONE ATLETICA

A mio parere la preparazione atletica come comunemente intesa in tutti gli sport non ha senso prima dei 17-18 anni circa. Non ha senso perché prima di quell’età l’affinamento tecnico e la costruzione dell’alfabeto motorio che ci consenta di affrontare anche un determinato sport (oltre che tutti i movimenti possibili ed immaginabili) sono talmente importanti da non poter lasciare spazio per quel concetto di preparazione atletica che è un concetto tipico dello sport dell’età adulta.

Accade che esistano le federazioni sportive con tanto di tecnici incaricati professionisti. Accade che si “giochi” a fare i raduni nazionali e quei tecnici, che essenzialmente sono tecnici per atleti professionisti, “giochino” a far fare il professionista al ragazzino che professionista  non è e così in quel raduno si esagera con la preparazione atletica come se il ragazzino avesse 22 o 25 anni. E’ un gioco che è un po’ una presa in giro perché il ragazzino arriva a casa con le gambe super intossicate, incapace di giocare al suo gioco preferito per due o tre giorni fin tanto che i carichi di allenamento “strano” (la preparazione atletica appunto…) non sono stati recuperati e resta con l’idea che fare l’atleta professionista è anche un po’ una discreta rottura di scatole perché devi pure fare delle cose che sono anche abbastanza noiose.

La realtà è un’ altra: che se il ragazzino ama davvero l’attività sportiva che ha scelto dovrebbe trovare il tempo per praticarla in forma libera per due o tre ore al giorno e non per due o tre ore alla settimana e se così facesse potrebbe tranquillamente andare ai raduni nazionali ad insegnare ai tecnici federali che lui di preparazione atletica non ne ha assolutamente bisogno perché ha una condizione atletica invidiabile ed ineccepibile costruita in modo specifico dalla pratica assidua e quotidiana del suo fantastico sport che non ha bisogno di essere condito con esercitazioni noiose per mettere in forma smagliante un ragazzino sano. Eventuali squilibri muscolari dovrebbero essere un compito da risolvere per l’insegnante di educazione fisica a scuola, che è li per quello e, anche se non è in grado di farti diventare un campione nel tuo sport prediletto, è comunque in grado di insegnarti e farti praticare quelle quattro acche che ti possono servire a prevenire eventuali squilibri muscolari. Poi è chiaro che se il ragazzino gioca solo al tennis dall’età di sei anni e non fa nessun altro sport allora quello non è un problema dell’insegnante di educazione fisica ma dei genitori che in tema di gioco per i ragazzini non ci hanno capito proprio nulla (o anche di chi garantisce la sua pratica tennistica che se non si è reso conto di ciò vuol dire che è semplicemente tonto).

Il concetto di preparazione atletica presso i ragazzini purtroppo è molto in voga perché è molto diffuso lo sport strutturato, quello controllato dagli adulti che “giocano” con la disciplina ed inculcano un concetto di sacrificio fin dall’età di dodici, tredici anni come se quello fosse assolutamente necessario per accostarsi alla pratica sportiva. Giocare con il proprio amato sport è troppo facile, bisogna torturarsi con la preparazione atletica per imparare a soffrire anche sul campo.

Ho scritto “anche” sul campo perché purtroppo questo concetto è ampiamente sbandierato dalla scuola già sui banchi: devi soffrire per imparare e per conquistare il diploma a pieni voti, senza sofferenza non si fa nulla. E su questo punto mi tocca ammettere che a volte è proprio vero, nella scuola attuale a volte senza sacrificio e tedio assillante non riesci andare avanti perché è una scuola che fa fatica ad entusiasmare e non è che si possa cambiare scuola con la stessa libertà con la quale si può cambiare sport.

Ma allora, contraddicendo quella mia strana posizione che mi vede sempre dare pari dignità allo sport rispetto alla scuola, dico: “Se la scuola è talmente importante che ai suoi metodi non ci si può opporre e bisogna assolutamente far buon viso a cattiva sorte, perché dobbiamo metterci nello stesso atteggiamento anche nei confronti dello sport? E’ possibile che anche laddove ci sarebbe l’occasione per divertirsi alla grande ci si deva mettere in atteggiamento di assoluto rigore e disciplina perché anche lì arriva un adulto che “gioca” ad importi la sua disciplina?”.

No, per conto mio il gioco di scimmiottare gli adulti nei raduni federali è un gioco inaccettabile per ragazzini che sono già sotto pressione e stressati dai rigidi metodi scolastici. La fantasia deve regnare sovrana e l’anarchia deve ispirare lo sport dei ragazzini almeno fin tanto che il loro atteggiamento non è mutato per loro reali esigenze di pratica sportiva, non per un insulso gioco degli adulti che vogliono selezionare subito i soggetti che saranno in grado di sostenere preparazioni sportive molto impegnative.

E’ già tanto pretendere un minimo di concentrazione da questi ragazzini per abbozzare strategie di gioco  e schemi tattici per il loro sport preferito e solo quando saremo riusciti a far capire loro che grazie a quelle lezioni il loro rendimento sportivo migliora potremo sperare di riuscire ad entusiasmarli anche con metodi di allenamento che in un primo tempo possono apparire un po’ noiosi.

In una mia scala di valori, nella preparazione dei ragazzini, la preparazione atletica occupa un terzo posto scarso, nel senso che al primo posto ci deve essere il divertimento per la pratica dello sport, al secondo un minimo di attenzione per l’applicazione di rudimentali schemi di gioco e per l’acquisizione di strategie tattiche (e qui, purtroppo, la presenza del tecnico è fondamentale) ed al terzo, se avanza tempo, ci può stare l’acquisizione di rudimenti di preparazione atletica per far vedere alcune cose che se avranno la fortuna di praticare il loro sport ancora per molti anni dovranno essere messe in pratica per mettere il loro fisico, ormai non più perfetto, in grado di sostenere ancora le gesta sportive richieste da quel particolare sport.

Ho scritto “terzo posto scarso” non a caso perché in realtà sarei quasi convinto che, trattandosi di gruppi di ragazzini, sarebbe anche bello che questi fin che sono assieme trovassero il tempo per giocare assieme anche a qualcos’altro e con ciò non intendo andare a morose assieme o andare tutti assieme all’osteria come fossero dei vecchi commilitoni bensì mettersi a praticare assieme anche altri sport con spirito goliardico per scatenare delle dinamiche di sdrammatizzazione che nel proprio sport si scatenano meno facilmente. Poter prendere in giro il proprio centravanti che a pallavolo è un vero e proprio disastro o poter esaltare il proprio portiere che a volte fa papere clamorose inneggiandolo e dicendogli che avrebbe avuto un futuro come pallavolista ha un effetto catartico non trascurabile per un gruppo che può divertirsi anche nel momento in cui crea dinamiche che vanno al di quelle garantite dalla pratica dello sport per cui ci si trova tutti i giorni. Che queste dinamiche siano quelle  pseudo militari di una rigida preparazione atletica o quelle goliardiche di uno sport che con il proprio non c’entra proprio nulla, sta allo stile di chi coordina l’attività sportiva sceglierlo. Il mio punto di vista l’avete capito chiaramente…