PUBBLICITA’ DEI FARMACI E DOPING: DUE ASPETTI DELLO STESSO PROBLEMA

Scrivendo sull’opportunità di eliminare la pubblicità delle medicine in televisione mi sono cacciato in un vicolo cieco. Alcuni mi hanno scritto che sarebbe un disastro, che sarebbe un danno incalcolabile per alcune ditte farmaceutiche che rischierebbero di chiudere con conseguente rovesciamento del problema sulla comunità

Non mi tornano i conti, sarò completamente tonto e ormai davvero sintonizzato sui problemi di un pianeta che non è più quello dove vivo ma io ritengo che se una casa farmaceutica abbia bisogno della pubblicità per sopravvivere vuol dire che non sa lavorare e produce farmaci inutili, che appunto hanno bisogno della pubblicità per essere venduti altrimenti non li compra nessuno proprio perché sono inutili.

Altri mi dicono che in questo mercato puoi anche lavorare benissimo ma se non fai i conti con il sistema della pubblicità sei comunque costretto a chiudere perché passa tutto da lì. Mi specificano che in realtà in televisione non passa mai la pubblicità di farmaci di una certa importanza ma solo di prodotti non molto pericolosi per l’uso comune.

Non sono d’accordo, c’è gente che è allergica addirittura ai gamberetti, non per questo non si può fare la pubblicità in televisione ai gamberetti, ma insomma la pubblicità di un farmaco in televisione è sempre una cosa sconveniente, sia esso per automedicazione o sia per la terapia di patologie importanti, è comunque uno sprone a consumare più farmaci ed in un paese dove c’è un consumo di farmaci allucinante, molti dei quali assolutamente inutili se non addirittura dannosi, sarebbe opportuno anche avviare delle politiche per contenere questo spreco e limitare questa pericolosa abitudine.

Altri ancora mi fanno notare che in televisione passa tantissima pubblicità di automobili. che tante di queste sono pure a gasolio e dunque potenzialmente molto inquinanti e dunque anche quella pubblicità andrebbe vietata. Insomma la questione pubblicità dei farmaci in televisione apre un dibattito che se dovesse partire davvero non ce la caviamo più, meglio parlare del prossimo presidente della repubblica.

Convinto che il problema esista, non sia un problema solo di carattere medico e comunque non deva essere io a proporne la valutazione, mi sono chiesto perché questa idea è venuta proprio a me.

Intanto dovete capire il personaggio: io sono allergico alla quasi totalità dei farmaci presenti sul mercato. Quando vedo la pubblicità dei farmaci comincio a grattarmi anche senza prenderli, per il solo fatto che ne vedo la pubblicità. Ho la fortuna di aver incontrato un medico di medicina generale (così capite anche perché ho questa grande stima dei medici di medicina generale e dico che dovrebbe passare tutto da lì…) ormai da parecchi anni, che conoscendomi non mi prescrive mai farmaci se non del tutto inevitabili e quelle poche volte che è stato costretto a prescrivermeli o ha un culo supremo oppure conosce veramente tutto dei farmaci perché raramente ciò che mi ha prescritto lui mi ha creato problemi. Addirittura ha centrato un analgesico che pare che riesca a tollerare senza problemi quando sono decisamente allergico praticamente alla totalità degli analgesici. Insomma qualcuno sostiene che si è instaurato un rapporto di fiducia tale per cui qualsiasi cosa mi prescriva lui funziona bene e a sostegno di ciò dicono che se lui dicesse che la luna è quadrata penserei anch’io che la luna è quadrata.

Allora sulla luna dico subito che è tonda perché lui mi ha detto che è tonda se dovesse diventare quadrata sarò pronto a segnalarvelo ma insomma è una cosa così rilevante che penso che mi farà una telefonata per avvisarmi anche perché se uno vede la luna quadrata in cielo senza essere avvisato si impressiona un po’. Per quanto riguarda la fiducia nel medico che per suggestione può arrivare addirittura a condizionare la tollerabilità di un certo farmaco giro la frittata. Lui ha davvero una competenza nel settore maturata con anni di esperienza (non è un ragazzino) e pertanto sa cosa propormi. E’ probabilmente vero che su certi farmaci prescritti magari da specialisti che non mi conoscevano, mi sono trovato a grattarmi ferocemente ancora prima che la pastiglietta arrivasse allo stomaco. Credo anch’io che nelle manifestazioni allergiche (pure sull’orticaria) ci sia una componente psicologica non trascurabile. Al tempo stesso non sono convinto che una reazione allergica mediata da una condizione di suggestione sia in grado di spedirti al pronto soccorso, pertanto ritengo che il rapporto di fiducia con il medico sia fondamentale ma non del tutto decisivo per farti tollerare un farmaco se questo ha delle caratteristiche per le quali non lo puoi assumere.

Detto questo vorrei spiegare perché pubblicità dei farmaci e lotta al doping (o meglio “finta lotta al doping”) sono due aspetti dello stesso problema.

Concettualmente il doping non dovrebbe proprio esistere. L’atleta è l’emblema della salute per definizione, è un personaggio che funziona talmente bene che funziona meglio di tutti gli altri e produce gesta sportive di grande valore: non ha certamente bisogno di medicine, è tutto tranne che un malato.

Ed invece, soprattutto se è un professionista, è proprio un malato perché è malato di una malattia decisamente curiosa: che c’è un intero mondo che con la scusa che lui è un campione gli chiede la reiterazione di gesta sportive che di fisiologico non hanno proprio nulla. E’ dentro ad un carrozzone nel quale è pagato per svolgere un’ attività fisica che non ha proprio nulla di normale e purtroppo non possiamo certamente dire che è attività fisica per la salute anche se pur essendo esagerata, fa quasi sempre meno danni della sedentarietà che in fatto di movimento è la disgrazia più grande, più ancora dell’eccesso di attività fisica.

Insomma, per farla breve, l’atleta professionista assume mediamente più farmaci di quanti ne assuma un comune cittadino che usa lo sport solo per stare bene e non per andare in televisione a mostrare ciò che è capace di fare. Alcuni di quei farmaci sono assunti per ristabilire equilibri bio umorali che vengono facilmente alterati da un eccessivo carico di allenamento, altri sono assunti perché… si è visto che il loro impiego migliora la prestazione sportiva e non è certamente la scoperta del secolo.

Per combattere davvero il doping non occorrerebbe poi questa grande fantasia, basterebbe che le case farmaceutiche mettessero in certi farmaci, la cui assunzione è quasi impossibile da rilevare, dei marker che ne segnalino facilmente l’assunzione. Niente di tutto ciò, le case farmaceutiche affermano giustamente che il loro farmaco è stato messo sul mercato per curare i malati, non per far andare a mille i sani, e pertanto non c’è bisogno di nessun marker, la questione non si pone.

Accade che oltre alle migliaia di professionisti che sono assistiti da fior di medici e difficilmente rischiano davvero la salute perché visto che vogliono avere una carriera più lunga possibile e pure una vita più lunga possibile non si mettono a sperimentare un bel niente e si attengono solo a protocolli ampiamente collaudati, ci siano milioni (milioni e non migliaia) di atleti non professionisti, alcuni appartenenti pure alle categorie amatoriali, che hanno la folle ambizione di emulare le gesta dei super eroi e vanno ad alimentare un consumo di farmaci ed integratori in genere che è semplicemente allucinante, alcuni anche del tutto innocui perchè paragonabili all’acqua fresca, ma anche altri che non sono per niente acqua fresca e dei quali è intollerabile soprattutto lo spirito con i quali vengono presi. Insomma fra la moltitudine di persone che piglia l’integratore costoso, inutile ma almeno non dannoso, c’è anche gente che assume prodotti pericolosi la cui assunzione dovrebbe essere rigidamente controllata da un professionista.

E allora capite perché doping e pubblicità dei farmaci, nemmeno troppo alla lontana, sono parenti. Nella società dell’iperproduzione e dell’efficientismo non è nemmeno necessario essere degli sportivi per aver la voglia di assumere uno stramaledetto farmaco che ti consenta di affrontare con più vigore la tua giornata di ‘mmerda e così si vede per televisione pure il signore che esce di casa con l’influenza e invece di tornare a casa e mettersi a letto, se i sintomi peggiorano, prende la polverina miracolosa che fa passare tutti i sintomi e prosegue la sua giornata di ‘mmerda anche se ha l’influenza intorno. Questo tipo di cultura deve essere stroncata anche perché poi non possiamo lamentarci se la gente diventa diffidente verso tutto ciò che viene buttato fuori dalle case farmaceutiche. Torno a dirlo: la gente comune non ha perso fiducia nei propri medici ma ha perso fiducia nelle case farmaceutiche perché vede quanto sono invadenti nella vita del cittadino comune e si arriva a pensare che il loro enorme potere economico possa condizionare negativamente anche il rapporto di fiducia con i medici.

Non prenderei mai nemmeno una mentina perché ne vedo la pubblicità per televisione ma c’è gente che assume farmaci senza sentire nemmeno il parere del proprio medico. Questa è un’ abitudine da stroncare e che possa pesare sul bilancio delle multinazionali non è un problema di carattere medico. In un momento storico dove la fiducia nella classe medica è importantissima non ci si può permettere il lusso di inquinare il rapporto medico paziente per favorire gli interessi di chicchessia.

P.s: qualcuno mi chiede se mi fiderei del mio medico anche se mi dicesse che la terra è piatta. Non c’è problema, so che su certe cose potrebbe pure sbagliare, in ogni caso io prima che insegnante di educazione fisica sono geometra e con molta calma e tatto potrei pure spiegargli perché la terra non è piatta. Sul fatto che possa sbagliare comunque è proprio vero: un giorno gli telefonai preoccupato perché continuavo a vomitare e pensavo di aver mangiato qualcosa di avariato anche se francamente non capivo cosa potesse essere. Lui mi disse di stare tranquillo perché proprio in quei giorni c’era un virus in giro, molto diffuso, che prendeva improvvisamente e dava precisamente quei sintomi ed aveva avuto tante di quelle telefonate. Poco dopo richiamai ancora più allarmato e dissi che le vomitate non cessavano dettando i tempi di intercorrenza fra una vomitata e l’altra (cronometrati con una certa precisione, se non l’avete capito sono piuttosto pignolo) lui mi disse di giuocare quei numeri al lotto in tutta tranquillità, appena mi fossi rimesso. Non uscirono.