PERCHE’ TIFO SCHWAZER

Non ero un tifoso di Schwazer, lo confesso, anzi, quando ha vinto a Pechino, pur contento per lui, ho pensato: “Ecco, adesso diranno che l’atletica italiana gode di buona salute perché abbiamo vinto un oro nella marcia, almeno ci fosse un vero movimento di marciatori dietro a questo grande talento che ha vinto l’oro.”

Pensavo di Schwazer la stessa cosa che penso adesso di Marco Tamberi. E’ un grandissimo campione ma non emerge da un movimento reale di saltatori in alto. Abbiamo degli ottimi tecnici nella marcia, abbiamo degli ottimi tecnici per il salto in alto, ma non esiste questa marea di marciatori che marciano ad un buon livello e ci possano far dire che esiste una cultura diffusa della marcia italiana così come non abbiamo un esercito di altisti da oltre due metri che ci possano far dire che esiste una cultura del salto in alto in Italia. Sono culture di nicchia e basta.

Sono diventato improvvisamente tifoso di Alex Schwazer quel giorno dell’estate del 2012 che l’hanno letteralmente scaraventato giù dal piedistallo. Adesso, ho pensato, vedrai che ne fanno un demone. Prima era un Padreterno, adesso sarà lapidato, ne faranno un altro Pantani. E che Schwazer facesse la fine di Pantani non ne ho avuto paura solo io.

Che il problema del doping nello sport di alto livello sia praticamente irrisolvibile non sono l’unico a dirlo. L’antidoping, essenzialmente serve per pigliare gli atleti amatori che credono di imitare i campioni aiutandosi con pericolosissime porcherie che venivano scoperte anche dall’antidoping di trent’anni fa. Per pigliare quelli non occorre certamente evolvere la qualità dei controlli, basta molto poco.

Se invece parliamo dello sport di alto livello è inutile che ci raccontiamo frottole, come diceva il grande Marco Pantani “Il doping è sempre un passo avanti rispetto all’antidoping”.

Accade che, ogni tanto, o anche “ogni poco” qualche atleta di alto livello caschi nella rete dell’antidoping. Schwazer non è certamente l’unico di questa elite di sfortunati. Oltre a Pantani si può benissimo ricordare il clamoroso Ben Johnson, capace di ridicolizzare Carl Lewis nella finale dei 100 metri di Seoul 1988.

Ho la sensazione che Schwazer sia stato bastonato più degli altri perché in un primo tempo sembrava voler far capire alcune cose sul doping che chi governa il mondo dello sport non ha piacere che vengano dette. Sembrava quasi che volesse dire: “Si, io è vero che mi sono dopato (non ha mai negato le sue responsabilità, anzi si è subito addossato tutte le colpe, probabilmente coprendo anche qualcuno che poteva avere responsabilità simili alle sue) però tutta ‘sta storia dei controlli antidoping è una bufala insostenibile…” Purtroppo o per fortuna, a seconda dei gusti, da buon altoatesino non è troppo agile con la lingua italiana e queste cose non le ha dette così chiaramente ma ha solo “bofonchiato” frasi che hanno fatto intuire cose simili.

Per me il fatto che Schwazer sia stato beccato vuol dire almeno due cose: 1°) Che, come Marco Pantani, non era assolutamente un “intoccabile” altrimenti, molto semplicemente, non l’avrebbero beccato. 2°) Che di sicuro si è dopato in modo sbagliato e dunque non “precisamente calibrato” come si confà ad un atleta del suo livello che solitamente è costantemente seguito dai medici giorno per giorno, monitorato continuamente e pertanto non può avere nessuna sorpresa ai controlli antidoping perché sa di essere costantemente negativo.

Qualcuno può dirmi che non esistono atleti “intoccabili” ed il fatto che ogni tanto caschi nella rete anche qualche pesce decisamente molto grosso ne è la dimostrazione pratica. Facciamo finta che sia così. Nessuno può dirmi che Schwazer era dopato bene. Se fosse stato dopato bene non veniva trovato positivo ai controlli antidoping. La prima regola di un doping fatto bene è che non deve risultare positività ai controlli antidoping.

I colpevolisti dicono: “In ogni caso lui si è dopato e pertanto è giusto che paghi”.

Io non sono un colpevolista, mi ritengo un realista, forse semplicemente pessimista, sono assolutamente convinto che Schwazer, ad armi pari con gli altri sia uno dei più forti marciatori di tutti i tempi, così sono convinto che lo stesso Pantani, sempre ad armi pari, fosse uno dei più forti ciclisti di tutti i tempi. Se poi vogliamo dargli l’ergastolo perché, a differenza di molti altri, si è dopato male e dunque è riuscito a cascare nella rete di un antidoping che piglia solo quelli dopati male, allora quello è un altro discorso.

Ma se non si dopava non cascava in quel modo. Non lo metto in dubbio. Ma quanti sono quelli che realmente “non” si dopano? Ce ne sono certamente, ma se mettiamo in scena lo sport di alto livello solo con quelli di pubblicità per televisione ce ne facciamo stare molto poca perché lo spettacolo dura molto meno.

Sul doping c’è una grande omertà. Chi viene scoperto non può parlare altrimenti si piglia l’ergastolo, chi non si dopa che probabilmente, purtroppo, fa parte di una minoranza di virtuosi, non può fare crociate assurde perché rischia di smontare tutto il carrozzone e si trova a fare le gare da solo. Gli unici che potrebbero parlare potrebbero essere gli ex-atleti che si sono dopati come cavalli e non sono mai stati beccati positivi all’antidoping, ma anche quelli non possono parlare perché vengono definiti vigliacchi in quanto vanno a smontare il palco dopo aver tenuto la scena e tolgono la possibilità ai contemporanei di poter portare avanti il circo.

Non si vede, all’orizzonte, la possibilità di uno sport di alto livello “pulito”. Così ognuno ha i suoi beniamini e si rassegna all’idea che i veri valori in campo sono difficili da determinare. Certezze non ce ne sono, c’è un discorso di simpatia e di fiducia cieca che, alla fine,  è quello che fa ancora andare avanti lo sport spettacolo.

Io ho fiducia in Schwazer, poi magari un giorno (non so se nell’Aldiqui o nell’Aldilà) verrà fuori che ho tifato per un martire del doping, uno che veramente le ha provate tutte pur di andare più forte rischiando la salute come nessuno ha mai osato fare. La mia Realtà la vedo un po’ diversa, per conto mio Alex Schwazer è un fortissimo atleta, un po’ pirla (spero che non sia proprio lui a denunciarmi per questo articolo ingenuo quanto pungente) che ha fatto da parafulmine per una situazione che, tutto sommato, a livello medico è ormai abbastanza sviscerata ma a livello mediatico è coperta da una serie di omertà grottesche.