Perchè non mi candido

“Perché non ti candidi? Sei un vero e proprio politico, se non le chiedi tu le piste ciclabili chi vuoi che le chieda? Sei molto più “politico” di certi “politici” che fanno finta di esserlo ma poi, una volta conquistata la poltrona pensano solo ai loro interessi…”

 

Grazie. Intanto vorrei sapere sulla base di cosa dite che una volta raggiunta la poltrona anch’io non farei, come molti altri, soprattutto  i miei interessi o, almeno, soprattutto quelli di chi mi ha votato più che quelli dell’intera comunità.

Poi devo ammettere che le cose cambiano, sono stato spesso criticato su questo sito di occuparmi troppo di politica e fare una commistione esagerata fra attività motoria per tutti e politica quasi che la sedentarietà fosse quasi più un fatto politico che un fatto culturale, adesso, al contrario, mi si propone di essere “concretamente” politico.

Ebbene, anche in questo frangente dove una volta tanto essere “politici” viene inteso in senso buono e non in senso dispregiativo, mi tocca confermare ulteriormente, deludendo ancora una volta i miei lettori, che io non sono un politico, nel bene e nel male. Non lo sono perché non ho la stoffa per fare il politico e se qualche appassionato di attività motoria dice che sarebbe comunque bello vedere un tecnico di attività motoria in politica mi tocca dire che non  sono un politico anche per un fatto concreto molto più determinante: non ho i pacchetti di voti. La politica in Italia la puoi fare se sei ricco o se hai i pacchetti di voti, con le belle parole, ammesso che siano belle, pigli sì e no i voti dei parenti e degli amici intimi.

In ogni caso, anche se avessi i pacchetti di voti, non avrei la maturità necessaria per fare il politico, anche se sono ormai quasi vecchio, perché proporrei scelte politiche troppo traumatiche senza tenere conto dell’alto impatto sociale che potrebbero avere.

Faccio un esempio: le piste ciclabili le vorrei ma non sarei in  grado di prometterle perché so benissimo che costano un sacco di soldi ed in crisi economica i soldi non si sa proprio dove andarli a trovare. Però, anche senza copertura finanziaria, proporrei scelte decisamente impattanti sulla mobilità urbana. Per esempio l’adozione del fatidico limite dei 30 chilometri all’ora nei centri abitati. Ed in breve diventerei quello dei “30 all’ora” perché su quello mi batterei veramente molto.

Diventerei terribilmente impopolare in poco tempo perché le nostre città ai 30 all’ora cambierebbero aspetto. L’economia ne patirebbe gravi sconvolgimenti forse non solo in peggio ma comunque in modo molto traumatico.

Queste cose non può essere un politico a chiederle perché poi quel politico viene crocifisso per la gran quantità di sconquassi che comportano queste scelte. Sono cose che devono essere chieste dalla popolazione perché implicano un grande cambiamento culturale. Si tratta di mettere la salute al primo posto e l’economia uno scalino più sotto. Non tutti ci stanno. Sono cose che potrebbero avere anche una certa urgenza e potrebbero anche essere applicate in tempi brevi perché è facilmente dimostrabile che con provvedimenti del genere potresti salvare una decina di persone alla settimana all’interno dei nostri confini. Ci sono tante persone che ci lasciano le penne per il fatto che non esiste ancora la cultura dei 30 chilometri all’ora all’interno dei centri abitati. Come si fanno i decreti d’urgenza per i fatti gravi di imminente pericolo si potrebbe fare anche una norma che introduce questo limite d’urgenza. E potrebbe essere revocata solo nel momento in cui ti accorgi che la sua applicazione non ha salvato vite umane. Ci si accorgerebbe subito dell’importanza in termini di sicurezza stradale del mantenimento di tale norma e poi piano, piano ci si  accorgerebbe anche dello sconquasso che porta in molti altri ambiti. Questo succede già normalmente in tutti i quartieri dove il limite dei 30 viene applicato e per fortuna, generalmente, la gente si abitua a tale limite e anche se i non residenti protestano i residenti finiscono per difendere a gran voce tale limite perché si rendono perfettamente conto che migliora la qualità di vita del quartiere.

Faccio già abbastanza politica quando descrivo queste cose e spiego perché sono decisive per diffondere una vera cultura dell’attività motoria molto più che disquisire sul numero ideale di squat da fare per potenziare la muscolatura degli arti inferiori. Concretamente non ho i numeri per gettarmi nel marasma della politica  a difendere queste cose. La politica deve partire dal basso, dalle convinzioni della gente, forse fra trent’anni (il “trenta” che ricorre) se mi mantengo bene, con folle oceaniche di gente che ne ha le scatole piene di auto (saranno ancora a petrolio?!?) che scorrono ai 50 ed oltre per le vie cittadine, potranno essere loro a dirmi: “Senti tu che è trent’anni che predichi il limite dei trenta all’ora, cosa aspetti a metterti in politica per proporlo?”.  A quel punto, se mi butterò dentro (soprattutto se sarò ancora vivo), dovrò pure darmi da fare per le piste ciclabili che temo che non saranno ancora state completate e diventerò famoso come quel politico che ha tassato gli italiani per fare le piste ciclabili. Forse è meglio che muoia prima…