PERCHE’ IL 27 SETTEMBRE 2019 “POTREBBE” ESSERE UN GIORNO IMPORTANTE PER TUTTI

Ci manca poco, e non so se essere ottimista o un po’ diffidente.  La mia paura è che “passata la festa, gabbatu lu santu” come si suol dire, nel senso che dopo il giorno sui cambiamenti climatici tutto torna come prima, ognuno continua a fregarsene e a scuola non se ne parla proprio più. Ritengo il ruolo della scuola centrale in tutta questa faccenda (quante responsabilità che do io alla scuola: sull’attività fisica, sull’educazione, addirittura sull’ambiente…). Non a caso la ragazzina che ha cominciato a fare il casino mediatico su tutta questa cosa, Greta, parte dalla scuola ed ha cominciato facendo parlare di lei il mondo della scuola perché lei, ormai da ‘mo, utilizza il venerdì per propagandare il suo lavoro ed in sintesi porta sul campo ciò che negli altri giorni è riuscita a costruire a scuola. Per conto mio la ragazzina a scuola ha lavorato bene perché sa essere chiara, precisa efficace e in questi giorni, alla faccia di chi la definiva una maschera di ghiaccio in onore ai luoghi dai quali proviene, ha pure dimostrato di essere espressiva quanto basta per essere in grado di dire con le espressioni cose molto più immediate di quelle che potrebbe esternare con un lungo discorso.

Non so quanti dei nostri studenti riuscirebbero ad avere capacità simili, mi auguro molti ma devo prendere atto che al momento non c’è nemmeno uno studente italiano che sia distinto per la capacità di organizzare il movimento per la tutela dell’ambiente quanto sia riuscita a fare questa giovane svedese.

La mia preoccupazione attuale, prima ancora che già dal giorno dopo non se ne parli più, è che si arrivi all’evento impreparati. Non so quanto ci si sia preparati nelle scuole, un po’ perché sono appena iniziate, un po’ perché diciamolo chiaro e tondo, la scuola italiana è troppo invischiata in logiche di programmi ministeriali, è priva dell’elasticità necessaria per poter affrontare efficacemente l’argomento e poi ci sarà stato il classico “palleggiamento” fra insegnanti del tipo “Fallo tu” – “No, fallo tu…” che alla fine non lo fa nessuno e così ci sono intere classi che sì e no che sanno cosa succede il 27 settembre.

Il ministro ha fatto sapere che è d’accordo sulla partecipazione degli studenti a questa importante manifestazione e non so se interpretare questa presa di posizione come un bel segnale come istintivamente chiunque abbia a cuore la buona riuscita della manifestazione stessa percepisce, oppure se come un messaggio sub liminale del tipo: “Guardate che per questa volta va bene ma dopo mi raccomando di rientrare nei ranghi che non fate come Greta che tutti i santi venerdì li dedica a questa stramaledetta causa dell’ambiente…”.

Sono decisamente d’accordo sul fatto che sarebbe il caso di istituire una materia scolastica del tipo “Inquinamento ed ambiente”. Qualcuno, più verde dei verdi, dice che addirittura in tutte le materie scolastiche si dovrebbe affrontare l’argomento (così come dovevano fare per preparare efficacemente la manifestazione) ma se affrontiamo così la questione poi nessuno ne è veramente responsabile e non si fa nulla. Si ripropone nell’analisi dell’ambiente ciò che accade nella scuola elementare con riferimento all’attività fisica. Una volta nella scuola primaria l’attività fisica la gestivano tutti e se ne faceva davvero gran tanta, non era necessario prevedere l’ora ad essa dedicata con personale specializzato perché veniva condotta da tutti, con grande maestria, con grande efficacia. Adesso si reclama l’intervento dell’insegnante di attività motoria anche nella scuola primaria per garantire che venga svolta questa attività nel migliore dei modi ma se non si torna alla filosofia che tutti lasciano giocare i bambini il migliore dei modi possiamo dimenticarcelo perché nessun mago riuscirà a farci stare in una o due ore quello che un tempo si faceva in sei o sette ore.

Nella materia “ambiente” siamo ad un livello un po’ più basso e se pretendiamo che tutti ne parlino pretendiamo veramente troppo, qui è proprio il caso di dire che una materia dedicata garantirebbe già un bel passo avanti.

Ci sono dei concetti che assolutamente non passano nella scuola attuale, che sono anche abbastanza semplici e non dovrebbe nemmeno servire l’istituzione di una materia specifica per diffonderli. Il primo concetto, decisamente importante, è che scuola e mondo del lavoro non sono due entità decisamente distinte fra loro. Per un certo verso “lavorano” anche gli studenti, perfino troppo, ed il loro lavoro non deve essere assolutamente avulso dalla realtà nella quale si caleranno pochi anni dopo, altrimenti rischia di essere un lavoro del tutto inutile. Quelle poche volte che si è tentato di affrontare quest’argomento si è partiti sempre con il piede sbagliato partendo dal concetto che è la scuola che deve adattarsi al mondo del lavoro, anche se questo non funziona e non la scuola che deve “cambiare” il mondo del lavoro proprio perché questo non funziona. Il concetto dell’economia verde è proprio questo. L’economia verde è allo stato embrionale e nella società attuale, decisamente marginalizzata. Invece c’è un terribile bisogno di economia verde perché c’è un’urgenza drammatica in proposito, il primo passo è riconoscere l’autenticità di questa urgenza, come si sta facendo in questi giorni, il secondo passo è formare studenti affinché abbiano i numeri per diventare protagonisti di questa economia perché al momento si naviga al buio.

Siamo ancora nell’era dove gli interessi dei lavoratori vengono contrapposti agli interessi dell’ambiente e così, lavoratori di categorie a rischio lottano per non perdere il posto di lavoro rinunciando a garanzie di tutela della salute che qualsiasi paese civile dovrebbe offrire. Siamo al terribile ricatto “Se mi chiedi la tutela dell’ambiente chiudo l’azienda” (guardate all’Ilva di Taranto)  che arriva a spaccare la popolazione fra quelli che chiedono lo stipendio e quelli che chiedono di non morire di cancro come se le due cose fossero assolutamente inconciliabili fra loro. Queste cose a scuola non passano, eppure le scuole sono piene di figli di persone alle prese con questi problemi.

Ci stanno facendo credere che bisogna scegliere fra la salute ed il lavoro, quando non è così perché basta reinventarsi il lavoro per poter lavorare tutti e riuscire nel contempo a tutelare la salute di tutti. E’ chiaro che c’è tutta un economia in crisi per colpa di ciò, è l’economia dei grandi imprenditori che hanno sempre deciso tutto con il potere politico e con le mazzette, una scuola che studia la realtà e si ribella ad essa è il pericolo più grande per questo tipo di economia.

E’ per questo che io sono ottimista e scettico al tempo stesso, siamo ad una svolta epocale: se i giovani capiscono che questo tipo di economia non funziona più, il sistema che è stato sviluppato dai “grandi” ormai è giunto al capolinea allora i giovani non studieranno più per prendere gli otto i nove ed i dieci per poi andare ad entrare assolutamente obbedienti nel sistema delle mazzette ma si adopereranno con nuova energia e vigore per inventare una nuova società che deve necessariamente passare da un nuovo atteggiamento verso l’ambiente oltre che da una totale rivisitazione del mondo del lavoro.  E’ una rivoluzione e come tutte le rivoluzioni presenta dei grandi rischi, il primo è che se mal orchestrata scateni una reazione violenta. Con la violenza non si ottiene nulla, se non altra violenza, qui c’è da studiare con molta umiltà e rimboccarsi le maniche per rifondare una società che è decisamente allo sbando. Speriamo che sappiano farlo i giovani perché gli adulti non ne hanno le capacità.