OSAKUE 1.72 NELL’ALTO, UNA LEZIONE PER LE SCUOLE ITALIANE

La forte lanciatrice Osakue questa volta fa notizia per un qualcosa che anche se non riguarda il lancio del disco è un qualcosa di molto divertente. Nel suo College, negli Stati Uniti, salta 1.72 nell’alto e porta punti preziosi per la scuola piazzandosi al secondo posto. Lo scorso anno era passata alle cronache per essere stata vittima di un lancio di un uovo da parte di un deficiente, qui in Italia, vicino a casa sua. Questa di adesso è una buona notizia anche se continuo a dire che il vero motivo per cui la Osakue dovrebbe far parlare di se è molto semplicemente perché lancia il disco ad oltre 60 metri che è decisamente un’ottima misura.

Ovviamente del metro e 72 in alto, che per una lanciatrice è una misura semplicemente sorprendente, in Italia non gliene frega niente a nessuno ed era decisamente, più succulenta, come notizia, quella dell’idiota che le aveva lanciato dietro un uovo.

Io vado controcorrente e mi soffermo molto su questo metro e 72. E’ una misura che ci deve far riflettere ma soprattutto deve farci riflettere in che contesto è stata ottenuta: è stata ottenuta negli Stati Uniti durante le gare universitarie. Ora io non dico che in Italia dovremmo avere altre lanciatrici che saltano più di 1 metro e 70 in alto e lo fanno durante i campionati universitari ma dico semplicemente che dobbiamo dare molto spazio alle gare studentesche, motivarle bene e farle acquistare quella importanza che giustamente devono avere.

La gara “che non è la tua” (il salto in alto per la Osakue) è un concetto fondamentale per una vera cultura dell’attività sportiva nelle nostre scuole. I campionati studenteschi come sono concepiti attualmente in Italia non sono altro che un doppione dell’attività federale. Sono gare dove ai primi posti troviamo sempre atleti che sono già coinvolti da anni nell’attività federale e vanno a vincere senza sorprese anche le competizioni scolastiche. Sarebbe molto meglio lasciare spazio ai veri principianti nelle gare studentesche per motivarli e per non tagliarli fuori in modo sistematico ed è in questo senso che conta molto il metro e 72 centimetri della Osakue nell’alto. Senza svuotare i campionati studenteschi della partecipazione degli atleti tesserati, cosa assolutamente da evitare, sarebbe invece il caso di obbligarli a non gareggiare nella loro specialità migliore. tale regola avrebbe un duplice effetto: in  primo luogo di lasciare più spazio ai non tesserati, a quegli atleti che possono essere scoperti nei campionati studenteschi e che provano certamente più entusiasmo se si mettono in evidenza invece di essere sistematicamente sovrastati dagli specialisti già affermati. In secondo luogo avremmo un effetto benefico anche per gli atleti già tesserati che obbligati a gareggiare per una specialità che non è la loro amplierebbero gli orizzonti e riuscirebbero anche a sdrammatizzare su un’attività che a volte è fin troppo competitiva già in tenera età.

Potremmo avere tesserati già specializzati in qualche disciplina che si scoprono molto abili anche in discipline diverse da quelle praticate solitamente ed in ogni caso lo spirito dei giovani deve essere quello di insistere con una certa poliedricità nei primi anni della pratica sportiva. Sono convinto che quel metro e 72 nell’alto sia un ottimo indice di efficienza fisica per la Osakue anche con riferimento alla sua disciplina specifica, il disco nel senso che per saltare così bene vuol dire che si trova due piedi molto reattivi, decisamente utili anche nel disco e pure una coordinazione neuro muscolare di primo livello che occorre in tutte le discipline sportive.

Ovviamente questo mio discorso sulla poliedricità deve essere preceduto dalla premessa che l’attività sportiva scolastica deve avere un grande spazio ed una grande importanza perché se ad una scuola (o anche ad una Università…) non gliene frega nulla che i propri studenti facciano bella figura nelle competizioni studentesche allora il problema principale è proprio quello, indipendentemente dalla creazione di regolamenti un po’ fantasiosi per far divertire anche chi non è già navigato in certe discipline sportive. Il film Forrest Gump è un film americano, il corrispondente italiano di quel film non esiste, ma insomma che si consideri che un ragazzo possa riabilitarsi agli occhi della scuola anche per il suo impegno nell’attività sportiva mi pare una cosa più che democratica.