MOTIVAZIONE 2: AMPIEZZA DEL CONCETTO

Non ho il dono della sintesi e nell’articolo precedente sulla motivazione al movimento sono riuscito ad esplicitare solo il fatto che mentre chi è fisicamente attivo ha un’assuefazione al movimento e pertanto è fisiologicamente attratto dal movimento chi è sedentario non patisce questa assuefazione ed in più deve fare i conti con situazioni ambientali che possono alimentare dei freni psicologici al movimento.

Insomma più  che scrivere di motivazione ho scritto di non motivazione in chi è affetto da sedentarietà, come può funzionare la “non motivazione” o peggio ancora la motivazione al “non movimento” per chi non ha nessuna abitudine all’attività fisica e pertanto non sente lo stimolo fisiologico verso l’attività motoria.

Ho rilevato come spesso si associ il movimento all’educazione alimentare in modo concettualmente corretto ma anche psicologicamente pericoloso per chi non ha nessuna intenzione di cambiare le proprie abitudini alimentari. L’accoppiata “sano movimento-sana alimentazione” è bene che sia lasciata perdere almeno in alcune fasi della sua pubblicizzazione per non fornire falsi alibi a chi non ce la fa a darsi una regolata. Le due cose possono andare di pari passo ma possono pure essere dissociate a seconda dei gusti e delle esigenze dei vari soggetti. Non sta scritto da nessuna parte che chi non ha la forza di volontà per cambiare le proprie abitudini alimentari sia costretto pure a rinunciare alla battaglia contro la sedentarietà, anzi proprio perché ha perso la prima, che è molto difficile, potrebbe consolarsi ed acquistare fiducia in se stesso vincendo la seconda che, probabilmente, è anche più facile da vincere.

Ancora una volta gli amici delle palestre private saranno a contestarmi che snobbo il loro lavoro e che mi sono dimenticato di evidenziare il grosso lavoro di pubblicizzazione dell’attività motoria portato avanti da loro. Ed in effetti non è trascurabile, però, non per fare polemiche, ma è settoriale, nel senso che le palestre pubblicizzano con grande efficacia i loro prodotti ma si disinteressano assolutamente di tutto ciò che è attività motoria che viene svolta fuori dai loro centri. Non ho mai visto palestre private condurre battaglie per piste ciclabili che colleghino i loro centri alla rete ciclabile cittadina ne formare operatori, tipo il pirla del sottoscritto. che possono offrire assistenza nei parchi pubblici. Fantascienza si dirà. Se si vuole davvero diffondere il movimento a tutti i livelli bisogna cominciare a pensare anche in questi termini.

La motivazione al movimento di chi è sedentario può essere ostacolata da questa settorialità. Facile dribblare l’incubo palestra dicendo che l’ambiente palestra non entusiasma, altrettanto facile evitare tutte le altre proposte di movimento dicendo che non c’è nessuno che da indicazioni per altro tipo di movimento al di fuori di quello della palestra e dulcis in fundo, facilissimo dire che in città non ci si riesce a muovere che in macchina perché le piste ciclabili sono mal collegate fra loro, i marciapiedi sono dissestati e, se uno non ce la fa più non può certamente contare su un efficiente servizio di trasporto pubblico visto che, più o meno, è  rimasto quello di circa 40 anni fa a fronte di un traffico automobilistico che è aumentato in modo spropositato.

Dunque, quando andiamo a parlare di motivazione al movimento, andiamo a trattare argomenti decisamente ampi e complessi. Diciamo pure che i sedentari hanno anche un grosso peso politico e lo esercitano per continuare a fare i sedentari. Una città con una rete ciclabile completa, con bei marciapiedi, con un servizio di trasporto pubblico efficiente e capillare non invoglia certamente ad usare l’auto ed è la più bella motivazione al movimento che possa esistere.

In tale situazione come insegnanti di educazione fisica più che dei tecnici del movimento siamo chiamati ad essere dei motivatori. Quando la gente comincia a muoversi in realtà sa come comportarsi, il problema è che non trova gli stimoli per cominciare a muoversi.

Purtroppo anche quando i medici sentenziano che l’attività fisica è essenziale per stare bene si ergono barriere a questa dichiarazione di guerra e ci si giustifica in modo goffo adducendo l’ignoranza in tema di movimento come freno più che sufficiente a stroncare ogni velleità di salutismo. E così non si comincia a camminare perchè se non cammini veloce non serve a niente, non si fa ginnastica a casa perché se sbagli gli esercizi potresti rovinarti l’esistenza, non si fanno le scale perché tanto è troppo poco e non serve a niente.

Queste sono scuse che dobbiamo smontare noi tecnici facendo capire che prima di raggiungere il livello ideale di stimolazione motoria si parte sempre da livelli bassi e che i passi più decisivi per conquistare l’abitudine al movimento sono proprio quelli iniziali.

E così siamo noi a dover predicare che il cammino per chi non è abituato a camminare va benissimo anche lento ed anzi lento consente anche di parlare tranquillamente che è una gran cosa e, se è lento, può essere condotto anche subito dopo pranzo o cena che è un’altra splendida cosa. Siamo noi a dover predicare che la ginnastica a casa è un’ altra splendida cosa e se non ci sono i soldi per iscriversi in palestra pazienza perché in breve tempo si può imparare a mettere a punto un programmino di ginnastica su misura per le proprie esigenze anche senza poter disporre di tutte le accattivanti macchine da palestra che talvolta sono una gabbia per il movimento più che un utile ausilio. E poi siamo sempre noi a dover predicare che la differenza abissale non è fra chi fa quattro piani di scale abitualmente senza problemi e chi fa addirittura le gare di scalata alla cima dei grattacieli, bensì quella enorme che passa fra chi prende sempre l’ascensore e chi fa spesso una o due rampe di scale senza provare nemmeno a vedere se l’ascensore è libero.

Insomma queste cose non ci sono scritte sui libri ma dobbiamo stamparle nell’immaginario collettivo di chi continua a considerare l’attività fisica come una minaccia per l’umanità.

Io qui non ho uno sponsor ma se dovessi cercarlo lo cercherei fra chi vende bici elettriche. Anzi qualcuno penserà che un rivenditore di bici elettriche sia un mio sponsor occulto per come continuo a sostenere questo mezzo. Allora qualche altro potrebbe dire che fra i miei sponsor occulti ho pure qualche fruttivendolo per come ho trattato l’argomento integrazione alimentare in alcuni miei articoli.

Ebbene si fra i miei sponsor occulti ci sono proprio fruttivendoli e venditori di bici elettriche associati e vi spiego perchè.

Entrambi vendono un prodotto che è l’emblema dell’attività fisica equilibrata.

Il fruttivendolo si contrappone al farmacista. A mio parere l’integrazione alimentare va perseguita dal fruttivendolo e non dal farmacista. Un’attività fisica che ti costringe ad andare dal farmacista non è un’attività fisica equilibrata e può essere motivata da mille motivazioni importanti e rispettabili ma non è un’attività calibrata sulla salute.

La bici elettrica è l’emblema della volontà di affrontare un problema che senza l’uso della tecnologia potrebbe essere irrisolvibile. La bici elettrica si contrappone alle macchine da palestra: mentre con la prima rendi più facile un’attività che per certi soggetti potrebbe risultare anche troppo pesante con le seconde vai a complicare un’attività (la ginnastica) che senza macchine potrebbe comunque essere condotta ad intensità più che accettabili. La bici elettrica ti aiuta a fare qualcosa di sopportabile e gradevole, le macchine da palestra ti istigano a caricare sempre di più. Il classico sportivo affannato, disidratato e con tensioni muscolari spropositate che può fare la pubblicità agli integratori alimentari ha poco a che spartire con  il soggetto che scende perfettamente rilassato dalla sua splendida bicicletta elettrica per entrare dal fruttivendolo.

Purtroppo la realtà è amara e mentre lo sportivo assatanato trova ancora la sua fuoriserie parcheggiata fuori dalla farmacia dopo che è andato a comprare gli integratori per recuperare meglio l’allenamento, il ciclista non trova più la sua bici elettrica dopo che è uscito dal fruttivendolo per la sua spesa salutare. Ma quella è un altra storia e dire che non si usa la bici elettrica perché viene rubata più facilmente dell’auto è l’ennesima motivazione fasulla.

Comunque, visto che ci siamo, proponiamo la sedia elettrica per chi ruba la bici elettrica o, almeno, l’elevazione di una sanzione per creazione indiretta di “danno ambientale”.