LO SPORT NON DEVE PERDERE I PEZZI

“E’ ancora dentro l’Inghilterra?”. “Si, mi pare di si, deve essere arrivata seconda nel suo girone dietro al Galles…”.

Questa è lo scambio di botta  e risposta intercorso fra me e mia moglie la mattina della “Brexit”. Ovviamente mia moglie ha posto la domanda ed io ho risposto.

Non penso che sia l’unica famiglia nella quale questo equivoco è sorto quella mattina e confesso che se la “Brexit” fosse accaduta qualche giorno dopo non avrei risposto in modo molto più preciso perché, alla stessa domanda avrei risposto: “Ma come, non lo sai? E’ stata buttata fuori dall’Islanda!”.

Lo sport è importante, noi italiani tendiamo ad enfatizzare i risultati della nazionale di calcio e, per esempio la vittoria dell’Italia in un turno eliminatorio dei campionati europei diventa la prima notizia del TG1. In ogni caso lo sport è importante, quello praticato più di quello visto per televisione, ma quello mediatico fa da cassa di risonanza per quello vero e, pertanto, è quasi ugualmente importante. Chiamo quello “vero” quello praticato da tutti quasi come se l’altro non fosse nemmeno vero. Sono veri tutti e due, quello televisivo è certamente meno trasparente perché deve fare i conti con regole che non imbrigliano lo sport di base.

Nel calcio, come italiani, siamo quasi ricchi e, per esempio, possiamo permettere al commissario tecnico della nazionale di non fare il dentista (come fa invece quello dell’Islanda) così può concentrarsi al meglio sul suo ruolo di commissario tecnico della nazionale di calcio. Sopravvive lo stesso con i rimborsi spese dello sport, anche senza fare il dentista.

Ho sempre detto che il miracolo del calcio italiano non sono i risultati della nazionale ma quei milioni di bambini che praticano il calcio con grande entusiasmo e  con grande beneficio per la loro salute. Se potessi fare una scelta baratterei volentieri i successi della nazionale con la possibilità di far condurre tre allenamenti alla settimana, invece che due, a questi milioni di bambini che giocano nelle varie squadre. Le mamme potrebbero dire che già due allenamenti alla settimana creano dei problemi di carattere organizzativo io rispondo che ai miei tempi ci si allenava tutti i giorni e le mamme non dicevano nulla sempre che non rompessimo qualche vetrata in parrocchia con una punizione particolarmente “potente”.

Questi sono discorsi che portano distante, adesso vorrei concentrarmi un attimo sullo sport di facciata, quello che comunque entusiasma i bambini e li carica perché loro, ahimè, sono ghiotti consumatori di televisione. Molto meglio caricarsi con le eroiche e “agghiaccianti” gesta della nazionale allenata da Conte che con altri programmi televisivi che di educativo non hanno proprio nulla.

Però, ho sempre i miei però. L’Inghilterra del calcio è stata buttata fuori dall’Islanda, non è stata una vera e propria Brexit, non ce l’ha fatta. E’ abbastanza facile da spiegare, ha trovato sulla sua strada una squadra che, anche se allenata da un dentista e con tradizioni calcistiche decisamente meno importanti di quelle degli inglesi è in forma smagliante e pertanto ha compiuto il “miracolo”.

Se fosse stata una Brexit sarebbe stata un po’ più difficile da spiegare, una squadra che se ne va dall’Europeo per motivi economici. Se sei dell’Europa giochi, i problemi economici bisogna risolverli ma giochi, c’è anche l’Islanda che ha l’allenatore che fa il dentista, forse non riuscirete a prendere un allenatore “agghiacciante” come quello dell’Italia ma insomma l’europeo troviamo qualche sistema per farvelo fare.

Nell’atletica accade una cosa difficilissima da spiegare: la squadra russa dell’atletica è defenestrata dai Giochi Olimpici. Una “Brexit” imposta. “Ruxit”. No Ruxit non suona nemmeno bene, non ci sta, ma in ogni caso non è quello il concetto, qui non sono loro che sono andati siamo noi che li abbiamo mandati via e non c’è nemmeno nessun allenatore dentista di mezzo.

Come fai a spiegare ad un bambino che per mantenere immacolata l’immagine dell’atletica di alto livello hai orchestrato una delle più grosse ingiustizie dello sport moderno? Perché solo la Russia defenestrata dai Giochi? E gli altri? Tutti innocenti, tutti candidi? Siamo riusciti a fare in grande stile ciò che noi italiani stiamo tentando di fare (e stiamo pure insistendo) con il marciatore Schwazer. Uno paga per tutti. Non importa che sia una mossa ipocrita. Non importa che non ci creda nessuno. C’è un immagine dell’antidoping da tutelare, bisogna far vedere che qualcuno lo blocchiamo, che questo istituto funziona e che se qualcuno sgarra ed infrange le regole viene severamente punito.

Lo sport insegna valori un po’ diversi. E’ poco sportivo questo antidoping e anche il modo di relazionarsi di fronte a tutta la problematica è molto poco sportivo. In un ambiente sportivo di fronte al verificarsi di una palese ingiustizia si solidarizza e si protegge la vittima dell’ingiustizia. Qui invece si scappa, nei casi migliori si fa finta di niente, se la patacca aumenta perché il soggetto preso di mira reagisce e fa capire che è oggetto di una scandalosa congiura lo si isola e lo si attacca dicendo che lo scandaloso è lui che continua a difendersi rischiando di infangare tutto lo sport. Lo spirito di squadra insegna la solidarietà. Uno sport che perde i pezzi senza domandarsi il perché è uno sport acritico, ignorante e pure ingiusto. Ai tempi della guerra fredda c’era più correttezza. Nessuno si è mai sognato di mettere out l’ex-Unione Sovietica che pur qualche problema di doping poteva averlo (certamente più dell’attuale Russia). Che sport è uno sport che si fa scudo di una squadra nazionale per difendersi da accuse che riguardano tutte le squadre nazionali e non solo quella? Non si può forse ammettere che in un certo momento la squadra italiana ha sopravanzato quella Sovietica per l’efficacia dei suoi sistemi dopanti? Che gli Spagnoli hanno superato gli italiani e che tutti erano stati preceduti dai Finlandesi che in certi settori erano già ben più avanti dei sovietici? Se parliamo di Kenya o Etiopia dobbiamo assolutamente lasciare stare la Bulgaria o la Grecia o la Turchia o gli Stati Uniti? Dobbiamo stare zitti sulla Giamaica, sul Canada e su Norvegia e Olanda? Si perché se parliamo di questi vorrà dire che stiamo coprendo Francia, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Regno Unito e chissà chi ancora perché a livello di doping si sono evoluti anche paesi dove la fame è terribilmente presente. Diciamo pure che se la fame fosse presente solo nei paesi che non conoscono il doping potremmo considerarci un pianeta felice.

Non dobbiamo stupirci di questo atteggiamento clamorosamente ipocrita. In Italia mettiamo alla gogna un marciatore che ha chiesto aiuto in tutti i modi. A livello internazionale contestiamo i record di una nazione che non  esiste più (la DDR) fingendo che adesso sia tutto cambiato. Dai tempi della DDR il doping si è certamente evoluto, forse è anche meno pericoloso (c’è da augurarselo) certamente non meno efficace. E se certi record sembrano eterni non è certamente colpa del doping perché quello esiste ancora, come e più di prima. Se certi record non vengono migliorati, al contrario, potrebbe proprio essere perché la disperata rincorsa a tecniche dopanti sempre più raffinate ha stritolato l’evoluzione tecnica dello sport.

Lo sport non può permettersi il lusso di perdere i pezzi. Non so come finirà l’Europeo di calcio, se andrà avanti l’Islanda che ha un allenatore che fa il dentista o l’Italia che ha un allenatore che anche se è straricco riesce ad essere simpatico perché mentre in campo si dispera e si contorce in un pathos estremo poi davanti ai microfoni si ricompone e minimizza inscenando una calma proverbiale. In ogni caso questo è uno spettacolo dove non si è giustamente escluso nessuno perché non ha nessun senso escludere qualcuno, nemmeno se si vuole un calcio pulito che più pulito non si può. L’atletica pulita non è certamente quella che esclude la Russia dai Giochi Olimpici o Schwazer dalla squadra nazionale Italiana. Questo modo di agire è semplicemente “agghiacciante”.