LE NOSTRE RESPONSABILITA’

Lo scontro generazionale è sempre esistito, una società dove non esiste scontro generazionale è una società morta che non si evolve e dove esiste certamente un problema di libertà e d’informazione.

I giovani sono innovatori per definizione e, pertanto, “fisiologicamente” portatori di idee di profonda innovazione del tessuto sociale. Compito dei “vecchi” è, per quanto possibile, che tali innovazioni non siano troppo traumatiche e devastanti e possano avvenire anche nel rispetto di ciò che è già stato costruito dai “vecchi” è può apparire improvvisamente anacronistico. In effetti i vecchi hanno tutto il diritto di continuare a “campare” (e non semplicemente “sopravvivere”) e sono sempre parte integrante della società che, bene o male, in qualche modo hanno costruito.

Il movimento di opinione avviato dalla ragazzina svedese di 16 anni è una manna dal cielo in una società dove lo scontro generazionale sembrava morto ed i giovani tendevano a brillare per la loro assenza dalla cabina di regia dell’andazzo globale e per  il loro pericolisissimo istinto di adeguamento alla società creata dagli adulti, anche in tutti i suoi aspetti più aberranti e assolutamente da rivedere.

La lotta contro l’inquinamento è sacrosanta e se noi adulti, impegnati nella corsa al benessere, non siamo riusciti a portarla avanti con la dovuta energia e la dovuta determinazione abbiamo almeno l’obbligo morale di segnalare chiaramente questa nostra inefficienza grave che ha prodotto un mondo che ha seri problemi strutturali nella lotta contro l’inquinamento.

E’ il sistema informativo che non funziona ed in primo luogo la scuola che è quella che dovrebbe fornire un quadro piuttosto attendibile ai nostri giovani di quelle che sono le lotte che saranno chiamati ad affrontare nella loro esistenza. Nel terzo millennio c’è gente che va ancora in televisione a dire che il problema dell’inquinamento non è dato dalle auto che girano a miliardi sul nostro pianeta, dagli aerei che aumentano questo problema e dai carburanti obsoleti che continuiamo ad usare per interessi economici per far andare questi mezzi ma dalle scoregge delle mucche. Mangiamo troppa carne, le mucche scoreggiano ed inquinano il pianeta. Il fatto che usiamo tutti l’automobile non c’entra niente. E allora se questa è l’informazione vuol dire che siamo davvero ancora schiavi delle multinazionali perché forse mangiare meno carne ci potrà anche fare bene alla salute (molti tumori probabilmente derivano “anche” da un eccessivo consumo di carne”) ma il ruolo dei mezzi di trasporto privati purtroppo nell’inquinamento è fondamentale, innegabile e chi lo contesta vuol dire che ha certamente interessi economici nella perpetuazione di un sistema che non può più andare avanti.

E’ da quando esiste questo sito che io continuo a predicare che ormai l’utilizzazione delle autovettura come mezzo privato per i normali spostamenti è diventato un lusso nella nostra epoca che si può permettere solo ai soggetti che hanno seri problemi di mobilità. Per le persone normodotate bisogna reinventarsi il mezzo pubblico, renderlo meno inquinante possibile e fare in modo che tutti possano fare almeno il tragitto casa-lavoro servendosi del mezzo pubblico.

E’ chiaro che tale politica necessita di grossi investimenti ma il problema non è quello perché la gente che viene a risparmiare cifre colossali evitando l’utilizzazione sistematica del mezzo privato può pure finanziare una rivoluzione di intendere il servizio pubblico su vasta scala. Il vero problema è che industria automobilistica ed industria petrolifera comandano ancora la politica e così viene fuori che ad inquinare sono le mucche. Ma non solo, e questo è il punto, accade che invece di essere la scuola ad informare compiutamente su queste problematiche sia una ragazzina di sedici anni che non abita nemmeno in uno dei luoghi più inquinati del pianeta e che ha l’incredibile visione che “forse” stiamo sbagliando qualcosa e, soprattutto stiamo tutti zitti, come se tirare fuori il problema fosse una cosa blasfema, una cosa che da troppo fastidio, una cosa da bocciatura a scuola.

Mi spiace continuare a tenermi appiccicata questa cronica etichetta di contestatore della scuola che mi è stata applicata solo perché sostengo che a scuola si fa  poca attività fisica e c’è molta più attenzione per l’informazione nuda e cruda che per la salute sia fisica che mentale, ma questa etichetta mi si attacca ancora di più nel momento in cui rilevo come sia piuttosto indecente che sia necessario che si svegli fuori una ragazzina di sedici anni per farci parlare un po’ di più delle vere emergenze del pianeta, delle vere emergenze del futuro. Spero solo che la scuola non soffochi questo lamento perché allora, più che allo scontro generazionale saremo allo scontro fra una scuola antica ed i giovani che hanno bisogno di essere attrezzati a vivere il presente. Se crediamo di tenerli buoni con il telefonino, probabilmente, per fortuna, ci siamo sbagliati.