L’ATTIVITA’ FISICA CHE CI SERVE E QUELLA CHE CI PROPINANO LE MULTINAZIONALI

La distribuzione di attività fisica vive ai giorni nostri una grande dicotomia. Da un lato c’è una grande richiesta di attività fisica necessaria per contrastare una sedentarietà che per problemi sociali è ancora molto diffusa. Dall’altro lato ci sono le multinazionali che condizionano l’economia, l’informazione, la politica e, controllando il mercato arrivano a pesare molto anche sulla faccenda della distribuzione dell’ attività motoria.

Quando un insegnante di educazione fisica dipende da un imprenditore è una gran brutta cosa perché c’è il rischio che il suo interesse principale non sia più quello di favorire il miglior benessere psicofisico dell’allievo bensì quello di fornire il miglior servizio al suo datore di lavoro, al quale, da un punto di vista economico, del benessere del cittadino può anche non fregargliene proprio nulla.

Da questo punto di vista può essere molto più schietto il rapporto fra un artigiano che non dipende da nessuno ed il proprio allievo che non fra questi ed un professionista collegato a grandi circuiti di distribuzione dell’attività fisica. Perché? Il perché è un po’ complesso e va ricercato proprio nella complessità del mercato a tutti i livelli. Invece che partire dalle multinazionali partiamo dal basso e immaginiamo un mercato dell’attività motoria senza grandi imprenditori, gestito semplicemente da umili artigiani che non hanno alcun interesse di mercato se non quello di offrire il miglior servizio possibile al cliente.

Un’attività fisica ben organizzata e senza interessi di mercato sarebbe piuttosto devastante per l’economia attuale perché farebbe danni a molti livelli. La sedentarietà che produce molti danni a livello di popolazione ed ingigantisce a dismisura il bilancio dell’assistenza sanitaria fa comodo in certi ambiti. Il sedentario intanto è un ottimo telespettatore e pure un grande consumatore, alla faccia che non sta molto bene è pure un discreto lavoratore perché non disdegna di sacrificare molto tempo libero (quello che andrebbe dedicato all’attività fisica) al lavoro e pertanto è ben inserito nel mercato sia come consumatore che come produttore. Il fatto che non stia molto bene e che consumi un sacco di farmaci molto spesso inutili non è che gliene freghi niente a nessuno anzi alle case farmaceutiche fa pure comodo e probabilmente è anche per questo che pure in tempo di crisi economica in qualche modo le case farmaceutiche sopravvivono (strano perché i consumi inutili dovrebbero patire un grosso danno ma evidentemente lì subentrano motivi di gestione del marketing che stravolgono tutto).

Poi non possiamo dimenticare che il sedentario è uno che non rinuncia facilmente ad usare l’automobile e allora anche se Greta ci racconta che non possiamo più permetterci il lusso di far finta che il danno ambientale non esista è più facile dire che Greta è deficiente che non cominciare a limitare davvero l’uso dell’auto.

La differenza fra attività motoria autentica, al vero servizio del cittadino e attività fisica finta comandata dalle multinazionali è la stessa che c’è fra bicicletta e cyclette. Chi ha a cuore la nostra salute vuole che che riusciamo ad andare in bici nella nostra città più salubre possibile e senza rischiare la vita, chi ha a cuore le sorti dell’economia di mercato spera che ci accontentiamo di pedalare su una cyclette al coperto in un luogo nel quale continuiamo ad andare rigorosamente in auto. Che possiamo andare in bicicletta non gli interessa, anzi gli da quasi fastidio perché dopo non andiamo più sulla cyclette.

La stessa differenza è quella che intercorre fra praticare una buona ginnastica a corpo libero gestita ad arte da un bravo insegnante che ci da tutti gli strumenti per arrangiarci e per praticare questa attività dove vogliamo ed una ginnastica svolta per lo più con macchine da palestra e malamente coordinata da un istruttore sottopagato, dipendente di palestra che non ha nessun interesse a dirvi come fare per gestire da voi quell’attività e che di creare un rapporto di fiducia fra di voi non gli interessa perché il suo vero padrone non siete voi bensì l’imprenditore che gestisce la megapalestra.

Per cui vi sono molte situazioni dove gli interessi delle multinazionali non sono coincidenti con quelli dei cittadini. Non è l’unico ambito dell’esistenza e mi viene in mente il settore alimentare, in preda ad un gigantesco business dove con abili manovre di marketing prima vi fanno mangiare mille porcherie e poi vi propinano il business delle diete che è ancora più pericoloso per la salute del business del cibo. Basterebbe semplicemente mangiare poco e sano ed evitare ogni tipo di dieta per stare bene ma così il mercato crollerebbe.

La cosa è un po’ simile per l’attività motoria, prima vi stordiscono con la pubblicità e con i consumi inutili e poi vi spediscono in palestra a pedalare. Basterebbe spegnere la televisione e mettersi a pedalare per le vie della propria città ma anche lì il mercato ne patirebbe un danno incalcolabile.

Insomma la sedentarietà è anche figlia della società dei consumi. Se volete questa società non avete tempo per iniziare a fare attività fisica come si deve, al più avrete tempo per guardare in tv lo sport dei campioni (che serve molto ai campioni ed ai prodotti da pubblicizzare ma un po’ meno a voi, nel senso che il campione fa molto comodo quando lo vedete al campo sportivo ma meno visto sullo schermo) ma lo sport vero vi porta via troppo tempo. Se invece volete cominciare a muovervi davvero in modo almeno vagamente somigliante a quei campioni che vi auguro di aver l’occasione di studiare dal vivo al campo sportivo e non sullo schermo allora dovete entrare in conflitto con la società dei consumi, dovrete consumare di meno e probabilmente non avrete più nemmeno tanto tempo per produrre come prima. Sono scelte epocali che non  dipendono certamente solo da voi perché se per tenere il vostro lavoro dovete lavorare 12 ore al giorno allora tutti questi sono discorsi inutili subordinati a situazioni sociali ancor più gravi della piaga della sedentarietà.