LA MARATONA DI NEW YORK E I 1500 METRI DI VILLAFRANCA

Oggi si corre la Maratona di New York, la più famosa, la Maratona per antonomasia.

E’ la Maratona più lenta del mondo, non come tracciato che, pur essendo impegnativo, ha comunque consentito ai grandissimi campioni che l’hanno corsa di ottenere risultati di alto livello, ma come livello di partecipazione. I primi sono fortissimi, il centesimo classificato è comunque un discreto atleta ed il millesimo certamente un buon amatore, gli ultimi diecimila classificati di New York sono probabilmente fra i maratoneti più lenti esistenti in circolazione.

Il fatto è che tutti vogliono andare a correrla e finisce per correrla anche gente che non avrebbe la preparazione necessaria per affrontarla. Quando si vuole prendere in giro una persona che dimostra di non essere in ottime condizioni fisiche e questa contesta che insomma non sta proprio male, gli si dice: “Si dai, adesso vai a fare la Maratona di New York…” e questo ci va sul  serio perché molti di quelli che vanno a New York ci vanno proprio per scommessa.

New York ha un qualcosa di ineguagliabile che è dato dal pubblico e così Boston, Berlino, Londra, Parigi ed altre maratone di bellissime metropoli sono splendide maratone ma non tengono il confronto, anche se magari in queste maratone vengono ottenuti risultati eccezionali dai vincitori (si pensi ai continui record del mondo ottenuti a Berlino ed ai risultati sempre notevolissimi di Londra). A New York potrebbe anche abbassarsi il livello tecnico dei protagonisti che questa maratona continuerebbe comunque a vivere la sua magia che non teme confronti.

Parlando di maratone importanti io tifo per Roma, non solo perché sono italiano ma anche perché sono davvero convinto che Roma potrebbe essere la Maratona più bella del mondo. Il successo dei Giochi Olimpici di Roma del 1960 deve molto anche alla cornice della leggendaria maratona vinta da Abebe Bikila scalzo e sappiamo tutti che il merito non è stato solo del grande atleta africano.

Non è necessario a Roma per fare un salto di qualità offrire una elité di partecipanti di alto livello in grado di ottenere i risultati che si ottengono a Berlino o a Parigi. Non è questo l’ingrediente numero uno per far grande una maratona e New York lo dimostra. Se cosi fosse con un paio di milioni di euro (rispetto ad altri sport gli atleti di vertice della maratona costano quasi poco…) riesci ad avere i migliori maratoneti del mondo del momento. Quello che è impagabile, perché finanziariamente costerebbe un enormità ma anche con tutti i soldi rischieresti di non riuscire a metterlo in scena realmente, è il pubblico. Immaginiamo di avere un budget infinito per pagare un milione di comparse come in una gigantesca recita: quel milione di comparse non ricreerebbe l’atmosfera di New York, sarebbe un’ atmosfera finta di una città che ha trovato il suo business. New York non è solo un business e togli la maratona ai newyorkesi che sarebbero pur disposti a far una colletta per riaverla.

Dunque, pur non essendoci mai stato,  capisco il fascino di New York e chi ci è stato dice proprio che quella maratona una volta nella vita bisogna farla. Ne sono per certi versi invidioso immaginando che con un po’ di buona volontà molti maratoneti potrebbero dire così anche di Roma e non dispero sul fatto che, se i romani ci sapranno fare, fra qualche anno sarà davvero così anche per Roma.

Abbassando enormemente la portata del discorso però, i miei pensieri vanno ad un’altra considerazione che mi viene spontanea quando si parla di Maratona sia essa di New York, di Roma o di qualche altra città ben più piccola di queste. E’ possibile che gli atleti scarsi siano follemente attratti da questo tipo di competizione? Fare sport per gli atleti scarsi è una cosa sacrosanta, è uno dei più bei segni di civiltà del nostro tempo, dovrebbe essere un diritto ed un’ambizione di tutti soprattutto per salvaguardare la propria salute. Su questi discorsi io ci ho fatto questo sito e finché trovo il tempo per curarlo ne sono pure orgoglioso perché sono convinto che quelli che ne traggono indicazioni per la loro attività motoria di serie “B” possano alla fin fine addirittura guadagnarci in  salute. Il quesito che mi pongo è: “Perché l’atleta scarso (e gli ultimi diecimila di New York, senza offesa per nessuno, sono obiettivamente “scarsi”) è follemente attratto da una disciplina sportiva che non è per niente facile e che se non adeguatamente preparata rischia di essere quasi sconveniente?” Perché la stessa filosofia di sfida che aleggia attorno alla Maratona di New York non può aleggiare anche attorno ai 1500 metri di Villafranca che sono certamente più facili da preparare e motivo di salute per tutti i contendenti, non solo per quelli più preparati?

Ho citato i 1500 metri di Villafranca non a caso. I 1500 metri di Villafranca sono per certi versi una competizione miracolosa, nel senso che senza tirare fuori l’ombra di un quattrino accade che vi prendano parte spesso i migliori millecinquecentisti italiani del momento, anche a livello di atleti di basso livello la manifestazione ha un ottimo riscontro e così il numero totale di atleti iscritti è sempre ragguardevole. In breve, negli anni si è costruita una tradizione dei 1500 metri di Villafranca e gli atleti dei dintorni sanno che se andranno a partecipare a quella manifestazione non resteranno delusi.

Non sto proponendo che i 1500 metri di Villafranca facciano 40.000 iscritti. Per il comitato organizzatore sarebbe una disgrazia e non un successo. Certo se da cento iscritti si passasse a duecento o anche a trecento penso che gli organizzatori pur rischiando di accumulare qualche ritardo potrebbero solo che essere contenti ed orgogliosi di una cosa del genere.

La mia vera domanda allora non è poi solo riferita ai 1500 metri di Villafranca che, tutto sommato funzionano anche abbastanza bene se è vero che hanno costruito una loro tradizione ma a tutta l’atletica leggera in genere. Perché, con tutte le specialità dell’atletica estremamente salutari che esistono, l’unica che riesce a raccogliere i favori anche degli atleti scarsi che, giustamente, hanno bisogno anche loro di gareggiare, è la Maratona che purtroppo, a volte, con riferimento ad alcune categorie di atleti non è nemmeno troppo salutare?

E’ una domanda da cento punti, è una domanda che può riavviare l’atletica italiana a livello di immagine, se tutti fanno atletica allora anche i più forti saranno incentivati a fare bella figura in un contesto più partecipato. Poi c’è anche da ammettere che, da un certo punto di vista, gli atleti di vertice, possono non avere bisogno di questo contorno e si può costruire una buona squadra nazionale anche solo potenziando lo staff medico (io sono terribilmente polemico nei confronti della Federazione per questa scelta…) ma voi ve la immaginate una Maratona di New York con solo 20 atleti di altissimo livello? Il concetto è lo stesso.