Una mia allieva, forse incuriosita dalla mia visione dello sport dove preferisco quando è l’atleta a scegliere l’allenamento più che l’allenatore a proporlo, mi chiede qual’è il mio filosofo preferito. Non lo fa con i famigerati test a crocetta forse perché anche lei è convinta che sono una grande boiata e non servono per fare informazione, oppure consapevole del fatto che se mi propone una risposta così non ci provo nemmeno, e quindi si espone ad una delle mie risposte enigmatiche quanto sincere che più che rispondere fanno un po’ di sano casino.
Lo capisce subito e mi dice: “Va bene, preparati la riposta per il prossimo allenamento…”.
Parto dicendo che vorrei cavarmela rispondendo semplicemente Platone ma purtroppo la risposta non è semplice. Platone è di una complessità inimmaginabile che non sono riuscito a comprendere e pertanto non è che possa fare il figo rispondendo Platone come se l’avessi capito. Però, indubbiamente di Platone mi piace l’idea di “rispetto delle idee” e pertanto l’inflazionata immagine dell’amore platonico dove l’idea dell’amore è ancora più forte dell’amore concreto stesso. Mi affascina il concetto di amore platonico perché lo ritengo di una potenza indescrivibile. Stermina in un colpo solo il concetto di gelosia che è l’effetto collaterale più insopportabile e devastante dell’amore concreto. Se un soggetto è geloso dell’amore platonico di questo non ci ha capito proprio niente ed è un geloso patologico. L’amore platonico è fantastico perché se ne può dispensare a tonnellate (e pesa, accidenti, se pesa…) e più se ne crea più si è portati a crearne ancora e pure per quello ogni gelosia in riferimento a questo è semplicemente folle.
In ogni caso il concetto che le idee abbiano un gran peso ed a volte siano pure più importanti della realtà concreta arrivando esse stesse ad essere realtà concreta già solo come idea mi affascina e va d’accordo con le idee di altri pensatori che pur non essendo filosofi io oso chiamare filosofi e mi servono per completare la mia risposta bislacca.
Ritengo che il mio pensatore preferito sia un certo Thomas Anthony Harris, scrittore del libro “Io sono ok, tu sei ok”. Lui, sinteticamente, punta sul fatto che per vivere bene dobbiamo trovare ciò che di buono c’è in noi e negli altri invece di dedicare troppo tempo su ciò che non ci aggrada. C’è certamente qualcosa di noi che ci va bene, dobbiamo partire da quello per essere in pace con noi stessi, c’è certamente qualcosa negli altri che ci entusiasma, dobbiamo partire da quello per costruire relazioni sane.
Fondamentalmente come cristiano ho un problema, che non credo nel demonio o se devo sforzarmi di vederlo lo vedo nel danaro ed allora un altro pensatore mi viene in soccorso per sostenere le mie teorie ed è Erich Fromm autore del celebre saggio “Avere o essere”. Questo saggio è una feroce critica alla società capitalista, è terribilmente attuale perché la società capitalista con le sue aberrazioni nell’ultimo mezzo secolo (il saggio ha praticamente mezzo secolo) non è tornata indietro anzi ha proprio amplificato le sue aberrazioni e sostiene che questa società ci ha portato a valutarci più per ciò che abbiamo rispetto a ciò che siamo. E pertanto gente che si ammazza di lavoro perché per essere bisogna avere e dunque accumulare danaro che ci da accesso alle cose, quando invece sarebbe molto meglio essere semplicemente avendo solo l’essenziale e puntando l’accento sulla persona più che sui beni materiali, pure inquinando meno e lasciando la mente libera di svolazzare in modo fantastico e… platonico.
Alla fine, siccome la risposta è già troppo complessa, atterro dicendo che il mio filosofo preferito è Renzo Arbore che non è un filosofo ma un uomo di spettacolo, che a me sarebbe piaciuto pure come presidente della repubblica ma pare che abbia preso un voto solo in tutte le situazioni (ormai tante) nelle quali potrebbe essere stato eletto e ormai andrà a finire che ce la fa Roberto Benigni che è stato un suo allievo e come capacità politica probabilmente l’ha superato. Non c’è niente da dire, il presidente della repubblica deve essere anzitutto un politico, se eleggeranno Benigni vuol dire che è diventato un politico, Arbore non lo possono eleggere perché è rimasto un comico. Non disdegno Benigni, mi sarebbe piaciuto ancora di più Renzo Arbore che a mio parere ha nel suo DNA il germe della vera democrazia. Meditate gente, meditate…
p.s.: per chi ha qualche anno in meno del sottoscritto è giusto precisare che la raccomandazione “Meditate gente, meditate…” è stata tirata fuori in uno spot pubblicitario di enorme successo proprio da Renzo Arbore.