IL “FAI QUALCOSA” DEI GIOVANI

16 – 17 anni: “Ho smesso di giocare a calcio da circa un anno e mezzo… adesso devo mettermi a fare qualcosa per non diventare un sedentario”. Per conto mio se è un anno e mezzo che non fai un’attività fisica sistematica a quell’età un mezzo sedentario lo sei già. Com’è possibile che ti domandi che attività fisica potresti svolgere dopo un anno e mezzo? Posso capire 20 giorni, anche un mese, tanto per capire cos’è successo con il calcio, perché c’è stata un interruzione, ma poi?

Quando un ragazzo viene bocciato a scuola si ferma forse un anno e mezzo prima di tentare di capire se è il caso di proseguire quel corso di studi o cambiare indirizzo?

Ci sono tanti ragazzi che verso quell’età, ma anche prima, vengono “bocciati” a calcio e se ne stanno lì fermi a guardare gli altri. Non sono stati bocciati per colpa loro, la colpa è quasi sempre degli allenatori e della squadra che purtroppo non ha una struttura societaria in grado di garantire lo sport per tutti. Se esistesse questa esisterebbero certamente gli espedienti per motivare tutti, anche i meno performanti, e veri “bocciati” non ce ne sarebbero più. Sarebbero i ragazzi stessi man mano che maturano le aspettative a chiedere di giocare in una squadra o in un’altra dello stesso sodalizio.

A quell’età i ragazzi capiscono che non diventeranno dei Messi, ma questo non è grave, non è traumatizzante capire che non riuscirai mai a giocare al calcio come Messi. La cosa grave è che i tuoi dirigenti di società capiscano che non diventerai mai nemmeno un buon giocatore di serie  B e quella cosa è grave due volte. Primo perché a 15 anni si fa fatica a capire se davvero uno non ha nemmeno la minima possibilità di diventare un giocatore discreto. Il campione si vede presto, il giocatore discreto non si vede molto presto anche perché a volte una vera frana si trasforma in giocatore discreto in una fase piuttosto avanzata della maturazione fisica. Ma anche se la previsione fosse azzeccata, secondo, perché comunque bisogna poter dare una possibilità a tutti e motivare anche i meno dotati nello spirito dello sport per tutti che deve animare un sistema sportivo efficiente.

Altrimenti dopo accade che agli esami di maturità ci siano già un buon 50% e oltre di studenti che hanno abbandonato l’attività agonistica (non solo nel calcio) perché “devono studiare” e partendo con quell’andazzo, finiranno per non praticare più sport non solo in quell’anno ma nemmeno in tutto il periodo universitario e tanto meno nei primi anni di lavoro per tornare solo molti anni più tardi in veste di amatori quando tutti i ritmi di vita si sono “stabilizzati”.

Se fosse per me, alla maturità non ammetterei tutti quelli che hanno mollato lo sport per concentrarsi sugli studi, quella non è una scelta di maturità, è una scelta pericolosa, vuol dire mettere a repentaglio la propria salute, sono gli stessi che anni più tardi non troveranno il tempo per fare attività fisica perché sono oberati dagli impegni di lavoro. Sono gli stessi che stressati dagli impegni e, guarda a caso pure guastati dal vizio del fumo che, pare impossibile ma piglia sempre i più stressati, finiranno per gravare sul sistema sanitario nazionale facendo lievitare le cifre di un bilancio che è già spaventoso anche senza il loro “impulso”.

Mi capita troppe volte ad un giovane di quell’età di dire “Fai qualcosa, fai qualsiasi cosa fai un accidenti di attività sportiva che ti piaccia ma fai qualcosa”. E molti di loro, soprattutto quando dico “qualcosa che ti piaccia” mi dicono che si cercheranno un’ altra squadra e torneranno a giocare a calcio. E li capisco che la colpa non è stata loro. Quel sistema sportivo che è riuscito splendidamente a farli innamorare del calcio (e ne sono ancora innamorati) è lo stesso che li ha cacciati, non in modo esplicito ma in modo subdolo con la complicità di una società che ritiene la scelta di un ragazzo di quell’età che smette la pratica dell’attività sportiva per concentrarsi sugli studi una scelta di maturità invece che una scelta esecrabile qual’è a tutti gli effetti.

Siamo carenti di strutture sportive, non c’è dubbio, e non abbiamo nemmeno le società sportive attrezzate per ospitare tutti ma proprio tutti a fare sport ma dobbiamo smetterla di considerare lo sport come quell’accidenti che una volta che hai visto che non diventi un campione si smette per riprendere anni più tardi a fare qualcosa di terribilmente noioso solo per “mantenerti in forma”. Ci si mantiene in forma anche con l’entusiasmo ed è un diritto di tutti praticare una sana attività sportiva coinvolgente ed entusiasmante. Non è un diritto di tutti vincere ad oltranza ma è un diritto partecipare, anche se non si vince, senza cercare rivincite negli studi dove è altrettanto diritto di tutti partecipare pure di chi, spesso per errore, è stato pronosticato un futuro nuovo “Messi”. Anche se sei un nuovo “Messi” devi studiare come tutti gli altri così come il futuro “Einstein” è giusto che continui a praticare sport perché vogliamo un futuro Einstein sano e non malaticcio. Così come vogliamo il futuro “Messi” adeguatamente preparato, almeno al punto tale da far dire che il “congiuntivo dei calciatori” non è una nuova regola grammaticale ma solo un’ anacronistica illazione.