IL CONCETTO DI “VELOCITA’ RELATIVA”

Non scomodiamo Albert Einstein, non c’è bisogno di accennare alla sua famosa teoria della relatività, il concetto di “velocità relativa” è molto più semplice anche se purtroppo spesso snobbato.

In una gara di atletica sugli 800 metri la maggior parte delle volte, anche e soprattutto nelle gare di alto livello, vince l’atleta che nel rettilineo finale perde velocità meno degli altri, non quello che accelera di più. Pare che il vincitore aumenti la sua velocità di corsa e vada a pigliare tutti gli altri concorrenti ad uno ad uno, in realtà è semplicemente quello che sta rallentando meno di tutti ed in virtù di questo “rallentamento contenuto” supera tutti gli altri che invece stanno rallentando in modo più  significativo. E’ un effetto ottico a far credere che il vincitore acceleri. Tanto per dare i numeri e parlando di gare a livello mondiale, diciamo che se il vincitore parte a 29 km/h ed arriva ai 27 Km/h gli altri partono ugualmente ai 29 km/h ma arrivano ai 26 oppure ai 26,5 Km/h. Quella differenza di 500 metri all’ora di velocità sul rettilineo finale è decisiva, se poi la differenza è addirittura di 1 chilometro all’ora o più si dice che il vincitore ha stravinto, se li è “bevuti” tutti.

Una federazione sportiva può accelerare nei suoi intenti di diffusione della pratica dello sport in un paio di modi: o aumentando direttamente il numero di praticanti di quella disciplina sportiva studiando le strategie per reclutare nuovi atleti oppure in modo indiretto aumentando la “visibilità” di questo sport incrementando i successi degli atleti di vertice e sperando che, in conseguenza di ciò, aumenti poi anche il numero di praticanti.

Anche qui dando  i numeri a titolo esemplificativo. Può aumentare il numero di praticanti di 100.000 unità, passando, per esempio,  da 1 milione ad un milione e 100.000 praticanti, oppure può aumentare il numero di medaglie vinte dagli atleti di vertice nelle importanti manifestazione internazionali (Olimpiadi, Campionati del Mondo etc…) passando, sempre per esempio. da 3 a 7 medaglie vinte. Nel primo caso c’è un bell’incremento del 10% nel secondo caso c’è addirittura un raddoppiamento del risultato. In termini di sport di vertice, passare da 3 medaglie a 7 è una cosa stratosferica. Io aggiungo anche che lo è soprattutto se questo miglioramento porta poi all’aumento di praticanti di quella disciplina. E se così non fosse? Se così non fosse ci tocca aggiungere che in soldoni quella differenza riguarda semplicemente 4 professionisti (o meno, se qualcuno è un “plurimedagliato”) che hanno fatto un po’ meglio il loro mestiere. Ancora in soldoni, questa seconda differenza è sicuramente molto significativa per il bilancio di quella federazione.

E questo è il punto. L’accelerazione netta, a mio parere è quella di quella federazione che aumenta il numero dei suoi praticanti di centomila unità, non quella della federazione che piglia 4 medaglie in più. A meno che le due cose non siano strettamente collegate non ha senso premiare il secondo accadimento come se fosse quello che salva la Patria.

Purtroppo gli sponsor e la gestione dei contributi allo sport si muovono in quella direzione. Gli sponsor reclamano un bisogno assoluto di visibilità e non possono fare investimenti se non sono certi di avere questa maggior visibilità.

Ma siamo sicuri che i contributi pubblici possano considerarsi investiti bene semplicemente se quella federazione ha ottenuto risultati migliori sull’alto livello della disciplina?

Nel 2015 (a proposito, auguri di Buon Anno a tutti…) non possiamo essere certi di questo e dobbiamo invece indagare per capire se non esistono metodi più diretti per l’allargamento della base dei praticanti.

La vera accelerazione è la diffusione dello sport, non il miglioramento delle prestazione dei migliori atleti di vertice di  una determinata disciplina. Le due cose, forse collegate fra loro, devono essere analizzate singolarmente.

Il coinvolgimento della scuola nella diffusione sistematica della pratica sportiva è una manovra colossale che potrebbe portarci a risparmiare sul bilancio dell’assistenza sanitaria cifre inimmaginabili in tempi nemmeno troppo lunghi. E’ possibile che tale grande manovra non produca, nel breve periodo, alcun incremento delle medaglie rimediate dagli atleti di vertice nelle importanti manifestazioni internazionali e pertanto i grandi sponsor sono poco interessati ad una politica di questo tipo.

Una nazione all’avanguardia dello sport non è quella che ha qualche decina di atleti in grado di primeggiare a livello mondiale, bensì quella che ha milioni di cittadini che rallentano meno dei milioni di cittadini di altre nazioni mantenendo un buon livello di salute grazie ad una pratica sportiva “cronica” che non si interrompe drammaticamente dai 15 ai 40 anni ma continua per tutta la vita grazie ad un sistema sportivo efficiente e ben radicato sul territorio.

Non sto incitando la “produzione” di atleti che calino sempre meno nel rettilineo finale degli 800 metri (chi se ne frega se il primo atleta della terra a correre gli 800 metri in meno di 1’40” sarà italiano o no) ma l’attenzione verso giovani che calano drasticamente la quantità di attività fisica in età nella quale muoversi molto è ancora condizione necessaria per stare in salute.

Questo per precisione, in un’ ottica di valutazione globale dello sport, considerando un concetto di “velocità relativa” che, anche se non molto evidente, è quello che porta al vero risultato “sportivo”.

L’esempio dell’ottocentometrista che cala meno degli altri e va a vincere la gara in realtà non calza alla perfezione in questo complesso discorso di velocità relativa riferito ai progressi di una federazione sportiva. Mentre l’ottocentista, anche se con uno strano effetto ottico, è visto da tutti nel suo trionfo, la federazione che aumenta il numero dei praticanti in un certo sport senza ottenere grandi risultati nello sport spettacolo, non è molto visibile nei suoi progressi. Noi sappiamo che quello è il miglior risultato che possa ottenere ma se chi fa pubblicità allo sport decide di esaltare solo un certo tipo di progressi può anche essere che quel grande risultato passi inosservato.

Si apre una disputa fra pubblico e privato su quello che è il risultato più importante da ottenere. Mentre per il pubblico non c’è dubbio che la salute dei cittadini sia la cosa più importante e tale importante risultato torna anche in termini economici quando si va a fare il bilancio dell’assistenza sanitaria, per i privati pare che la cosa più importante sia il campione sensazionale che fa incrementare le vendite dei prodotti che va a pubblicizzare. Per gli sponsor legati alla distribuzione degli articoli sportivi c’è un’aspetto interessante che potrebbe tornare utile a tutti: una popolazione che pratica più sport acquista anche più articoli sportivi. E che questi atleti siano altamente performanti o mediamente performanti per lo sponsor non cambia molto. La velocità dello sport vincente… è una velocità relativa.