GESTO TECNICO E RISULTATO SPORTIVO

Siamo abituati a mettere in relazione la qualità di un certo gesto sportivo con l’entità del risultato sportivo conseguibile con quel gesto e pertanto a sottintendere un consequenzialità del secondo rispetto al primo, ma non è così. O meglio è così ma solo con riferimento a quelle discipline sportive dove una giuria valuta il gesto tecnico e decide che quello è anche il risultato sportivo. In quel caso gesto tecnico e risultato sono l’identica cosa ed il risultato appunto è determinato da una giuria che decide sulla validità del gesto secondo certi criteri estetici suggeriti dalle caratteristiche di quel preciso sport. Un margine di discrezionalità c’è sempre e così si spera nell’imparzialità di giurie competenti ed oneste. Per prassi ed è inutile che ce lo nascondiamo quando ci sono dei dubbi finisce sempre per essere favorito l’atleta di casa ma se questo è solo in caso di dubbio può essere considerato peccato veniale, il brutto è quando certe giurie un po’ troppo compiacenti nei confronti degli atleti del paese organizzatore arrivano a condizionare la classifica finale in modo un po’ troppo pesante e certamente discutibile. Allora ci si arrende ad ammettere che gli sport dove c’è una giuria a determinare la classifica hanno comunque un limite. Gli italiani riescono a fare di meglio e, per consolazione degli sport con giuria, in una edizione dei mondiali di atletica, a Roma nel 1987, sono riusciti a taroccare addirittura il risultato di una gara di salto in lungo, compiendo l’impresa di condizionare il risultato di un tipo di competizione che fino a quel punto veniva ritenuta intoccabile da eventuale malafede dei giudici.

Molto contestati certi verdetti nella marcia dove il giudizio non è un giudizio estetico ma un giudizio di conformità o meno a certe regole. Se la marcia è regolare che sia bella o brutta non conta. Sembrerebbe che la questione non debba essere di grande difficoltà se non che anche lì ci sono diatribe infinite e il fatto che al rallentatore si noti che tutti i marciatori moderni hanno un momento di sospensione, dove stanno letteralmente volando come un corridore, non ha di certo semplificato la problematica del giudizio sulla marcia corretta.

Tutto ciò da un punto di vista regolamentare. Ma ciò che mi preme evidenziare è come dove la giuria  non c’entra appaia in tutta la sua evidenza come fra entità del risultato sportivo e presunta eleganza del gesto sportivo che lo accompagna non vi sia correlazione diretta. Intanto ci troviamo in difficoltà nel dire cosa sia il gesto elegante perché se su questo si pronunciano i giudici trattando per esempio di un tuffo dal trampolino per esempio, e abbiamo appena visto che devono farlo per compilare la classifica, per esempio parlando di corsa non c’è nessun giudice che dovrà dire qual’è la corsa più bella. Se questa cosa la fanno i tecnici per sfizio personale e non ce ne sarà d’accordo uno con l’altro sarà comunque una cosa ininfluente sul risultato sportivo perché tale risultato sarà sancito esclusivamente dal cronometro (salvo che qualche italiano non riesca ad arrivare fin lì con l’artificio ma, non siamo autolesionisti, di Roma ’87 ce n’è stata una sola e non ne occorrono altre).

Sulla validità del gesto corsa ognuno può dire la sua ed io per esempio in modo un po’ strampalato mi permetto di dire che se Bolt, pur bellissimo da vedere avesse avuto una corsa ancor più economica di quella che in molti hanno osato definire economica oltre che elegante, il record del mondo dei 200 metri sarebbe già 19″ netti o meglio. Perché? Per il semplice motivo che il ragazzo aveva corso i 100 metri in meno di 9″6 e si ritrovava due gambe decisamente lunghe. E’ dimostrato dalla storia della velocità che il velocista longilineo riesce normalmente a correre i 200 metri in un tempo che è pari al doppio del suo record sui 100 metri (dove, avendo le gambe lunghe fa un po’ fatica a mettersi in moto) meno un paio di decimi. E dunque nel caso di Bolt sarebbe (9″6 x 2) – 0,2 = 19″0, oppure, con ancora più precisione, (9″58 x 2) – 0,20 = 18″96.

Poi ognuno è libero di dirmi che non si può correre meglio di come correva Bolt ed io potrei anche stare zitto, salvo che insisto nelle mie convinzioni strampalate aggiungendo che se fosse stato solo un po’ più economico e magari leggermente meno esuberante nel movimento di braccia, adesso avremmo già un record del mondo dei 400 sotto i 43″ e più in linea con i tempi visto che già nel 1968 Lee Evans correva in 43″7.

Anche nel calcio molti sono d’accordo nel sostenere che ci sono squadre che non giocano un gran calcio ma ottengono risultati migliori di squadre molto più spettacolari da vedere. Insomma valutare il gesto sportivo secondo canoni estetici è molto difficile e come minimo dobbiamo dire che quando un atleta ottiene un grande risultato anche se non è molto elegante nel gesto sportivo è certamente efficace e così non posso evitare di ricordare, tornando alla disciplina dei 200 metri, il grande Michael Johnson che più di un decennio prima di Bolt correva già in 19″32 con una tecnica di corsa che pareva tutto tranne che elegante. Elegante forse no ma efficace di sicuro se è vero che con quel tipo do corsa Johnson aveva anche ottenuto il record del mondo dei 400, unico atleta della storia a fare l’accoppiata 200-400 metri alle Olimpiadi. Se avesse corso bene avrebbe fatto ancora meglio?!? Forse no, perché in realtà, anche se non se ne è mai accorto nessuno, Michael Johnson per certi versi correva proprio bene. Semmai si può dire che non era elegante. Ma quella è un’altra storia.