DON CHISCIOTTE E I MULINI A VENTO

Fai un sito per tutti quelli che vogliono dimagrire, sai quanti contatti che fai…

Allora, alla fine l’obiettivo sarebbe fare soldi. Se il mio obiettivo fosse quello non mi sarei certo messo a fare l’insegnante di ginnastica.

Ma il punto non è quello. Potrebbe anche farmi piacere avere un gran numero di contatti. In fin dei conti non è detto che uno deva usare assolutamente i contatti per arricchirsi. Avere molti contatti può essere semplicemente una soddisfazione personale, la dimostrazione che non stai scrivendo cose del tutto campate in aria, che stai destando un certo interesse e ciò penso che possa far piacere a tutti, non solo a chi ha secondi fini economici.

Il problema è che io predico proprio l’esatto contrario. Io sto facendo un sito per tutti quelli che vogliono dimagrire (e che mi tempestano di domande…) e per convincerli a non dimagrire.

Cioè, devo arrendermi alla Realtà dei fatti, anche non volendolo, io ho fatto un sito per tutti quelli che vogliono dimagrire. L’ho già fatto ed è questo. Il mio intento non era di rivolgermi a loro ma a tutti quelli che vogliono servirsi dell’attività motoria per stare bene. Hanno risposto (nel senso che hanno risposto con la loro attenzione, perchè poi, al lato pratico, “fanno domande”) quelli che vogliono dimagrire e così io sono costretto a rivolgermi molto spesso a loro.

Invece di rispondere a loro dando istruzioni su come fare per dimagrire, che è ciò che loro si attendono da me, tento di convincerli a capire che molte volte la loro esigenza di dimagrire è un’esigenza alimentata da cause molto discutibili. Tanti non sono assolutamente in sovrappeso e non hanno alcuna disfunzione, hanno solo un atteggiamento un po’ strano nei confronti del cibo e del concetto di peso forma.

Io ce l’ho un po’ con i dietologi che non insistono a far capire che si mangia per stare bene e non per dimagrire. I dietologi devono avere il coraggio di reindirizzare dagli psicologi o nei casi più gravi, dagli psichiatri, quei soggetti che, in assenza di un conclamato problema di obesità, si ostinano a porre al centro dei loro pensieri il problema del dimagramento. Il problema del dimagramento potrà essere un problema cronico per le modelle che nella moda sono ancora al limite dell’anoressia alla faccia dell’apparizione delle modelle per taglie forti che da un lato vengono sbandierate come esempio di un gusto estetico alternativo e dall’altro vengono quasi compatite perchè è chiaro che la vera modella deve comunque restare al limite dell’anoressia. Praticamente la modella in carne è l’eccezione che conferma la regola. La modella “regolare” è quella quasi anoressica, quella “alternativa” è quella lievemente sovrappeso. Ci si dimentica in questa attribuzione di “regolarità” che quelle più a rischio di problemi gravi sono proprio le “regolari” decisamente sottopeso e non le “alternative” lievemente sovrappeso. Non mi risulta che ci siano altre categorie professionali dove per poter lavorare senza problemi bisogna essere al limite dell’anoressia.

Dunque è un problema di moda. E dietro alla moda c’è sempre il business. Il business qui è doppio e si autoalimenta in una catena perversamente collegata e che spezzare pare quasi impossibile. Praticamente si tratta di vendere cibo in grande quantità e poi di vendere diete per fare in modo che i danni provocati da questo cibo vengano ridotti. La catena si autoalimenta perché il cibo fa la pubblicità alle diete e le diete fanno pubblicità al cibo.

Non si vive per mangiare. Ma le diete ti dicono proprio questo, le diete ti dicono che la cosa più bella è proprio mangiare e col regime della restrizione te lo dimostrano. Ma restrizione perché? Perché c’è un modello da imitare che è quello della moda che è raggiungibile solo mettendosi a dieta (anche le modelle sono quasi tutte a dieta, è difficile che siano così naturalmente). Poi bisogna pubblicizzare il cibo perché queste diete bisogna farle saltare altrimenti se uno si ferma alla prima dieta che business è… E allora si pubblicizza il cibo e proprio quello che fa saltare l’equilibrio alimentare che è quello ipercalorico oppure quello ipocalorico. Il cibo normale in giro non  esiste più, c’è solo quello ipercalorico oppure quello ipocalorico che per creare squilibri è forse anche meglio del primo.

Per spezzare questa catena una persona normale dovrebbe mettersi a mangiare normalmente, senza abboccare alla pubblicità e accontentarsi di essere in un normale peso forma adeguato alla sua struttura corporea. Ma la normalità non è di moda. E poi se fai tutto normalmente perdi l’entusiasmo per il cibo e pure per i grandi dimagramenti. Che vita è senza una pulsione viscerale per il cibo ed un grande entusiasmo per i dimagramenti auspicabili dopo il gonfiaggio da cibo patologico? Uno che mangia normalmente e non dimagrisce mai deve cercarsi altri hobby. Cosa dovrebbe fare, mettersi a fare sport? Ma che senso ha fare sport se non hai bisogno di dimagrire?

Ce l’ho con i dietologi perché c’è gente che mi chiede consigli sullo sport per dimagrire. C’è mai qualcuno che si rivolge a loro per fare 10″7 sui 100 metri? Perché la dietologia ha invaso lo sport ed invece lo sport non ha invaso la dietologia? Non è necessario né essere in perfetto peso forma né fare 10″7 sui 100 metri ma se posso scegliere fra le due cose scelgo certamente il 10″7 sui 100 metri anche se non mi cambia assolutamente la vita perché con 10″7 sui 100 metri non sei proprio nessuno.

Esistono proprio le tabelle sul peso ideale, riferito ad età e statura. Perché non esistono anche le tabelle sul tempo ideale sui 100 metri? Io prima ho sparato, a titolo di esempio, un crono di 10″7 sui 100 metri. E’ un buon tempo, non è da campioni ma, purtroppo, in Italia non  abbiamo molti ragazzi che riescono a correre i 100 metri in un  tempo migliore. Lasciamo perdere il tempo di 10″7 che potrebbe corrispondere al “modello” ideale come la “modella” (quasi anoressica) che sfila in passarella. Trattiamo di tempi molto più normali: 12″ sui 100 a vent’anni. Dodici sui 100 a vent’anni devi farlo altrimenti vuol dire che c’è qualche problema, sarai un mezzofondista o un lanciatore o chissà cosa, ma se pratichi un qualsiasi sport dove un minimo di velocità occorre, 12″ sui 100 devi proprio fartelo. Eppure c’è una infinità di giovani che non ce la fa a farlo e non corrono nemmeno in 13″. Ma nessuno si preoccupa. Sono lì sulla bilancia a vedere quanto pesano, il parametro di riferimento è quello. Meglio normopeso ma impedito ed imbranato che due etti sovrappeso ma efficiente, agile, sano e e scattante.

Sono Don Chisciotte contro i mulini a vento. Predico una cosa che è fuori moda ed è fuori moda perché non rende economicamente. Se uno sta bene perché deve stare lì ad ammazzarsi di cibo? E se non si ammazza di cibo che motivo ha per mettersi poi a dieta? Lo sport per stare bene è un non senso, è antieconomico e come minimo è da suggerire una miracolosa integrazione alimentare, almeno che te li pigliamo in quel modo due soldi se proprio sei fuggito dal perverso giro “mangia e poi mettiti a dieta”. Il consumismo va alimentato in tutti i modi, se non c’è un’esigenza di consumo bisogna crearla. Siamo in crisi economica profonda, crisi di occupazione  tale da creare in certe situazioni delle vere e proprie povertà patologiche. Invece che preoccuparsi di redistribuire il lavoro ed il reddito in modo più equo per poter fronteggiare le emergenze ci si preoccupa di far ripartire i consumi. Ma i consumi di chi? Di chi è rimasto senza soldi? Lo sport non ci fa consumare di più, ci da la possibilità di riflettere e la salute per farci uscire dal tunnel del consumo inutile. Lo sport richiede tempo ed è il tempo che dobbiamo riuscire a trovare per noi stessi in quest’era di disoccupazione e di tempo libero che non esiste più perché “bisogna far ripartire i consumi…”.