Domanda su articolo su empirismo…

“Caro PTG, ho letto attentamente l’articolo sulla metodologia dell’allenamento sportivo. Sono interessato alla preparazione fisica in genere e, da autodidatta, leggo di tutto un po’ per tentare di capirci qualcosa. Forse qualcosa ho intuito anche del tuo arzigogolato articolo ma temo anche di non averci capito una mazza. Mi pare di aver intuito che suggerisci di lasciar perdere i libri e ciò che sentenzia la comunità scientifica in fatto di preparazione fisica per dar spazio alle sensazioni personali ma non vorrei aver travisato il senso dell’articolo. Puoi tentare di spiegare il tuo concetto in modo più chiaro e facilmente comprensibile anche a chi non ha fatto le scuole “alte”? Grazie per l’attenzione e scusa per il linguaggio atterrante ma la chiarezza è fondamentale…”

 

 

L’ho sempre sostenuto anch’io che la chiarezza è fondamentale e invidio terribilmente quelli che riescono ad essere più chiari di me (poca fatica mi dirai…).

Io non sostengo che i libri siano tutti da bruciare e le sentenze della comunità scientifica siano tutte fesserie, però tu non hai travisato del tutto quello che volevo spiegare. Anzi probabilmente tu questo concetto l’hai già letto da qualche altra parte ed è per quello che sei riuscito a capirlo: non sono certamente il primo a scriverlo.

Ho fatto un parallelo con la medicina intanto per accennare ad un problema dell’attività sportiva di vertice al giorno d’oggi e poi anche per dividere l’atteggiamento rigorosamente scientifico che deve avere il medico da quello più possibilista che può ed a mio parere “deve” avere il tecnico.

Per il  medico una compressa è una compressa punto e basta e se quella è la dose suggerita per un certo problema va somministrata così senza tante elucubrazioni. Per un tecnico dieci o quindici ripetute sui 400 metri sono una scelta metodologica e non ci sarà nessun libro a dirti quale delle due va meglio. Non c’è una casistica a dirti che una scelta è giusta e l’altra è sbagliata.

Faccio un esempio estremo per spiegare il concetto. Il famoso Emil Zatopek grande atleta degli anni 50, riusciva a correre i 200 metri un centinaio di volte ad un ritmo utile per preparare le sue gare che spaziavano dai 5.000 metri alla Maratona. Cinquant’anni più tardi un altro atleta fenomenale, l’etiope Gebrselassie, anche lui in grado di fare cose incredibili dai 5000 metri alla Maratona (ha stabilito i record del mondo sui 5.000 sui 10.000 e pure sulla Maratona anche se in tempi successivi), correva in allenamento 20 chilometri allo stesso ritmo nel quale Zatopek correva i 20 chilometri divisi in 100 frazioni da 200 metri. Probabilmente la fatica più disumana se la faceva proprio Zatopek e se a Gebrselassie avessero proposto un allenamento del genere l’avrebbe rifiutato chiedendo se l’allenatore che proponeva una cosa simile era matto. Il fatto è che l’impresa incredibile la concretizzava proprio Gebrselassie andando a correre in allenamento 20 chilometri al ritmo nel quale gli altri si e no facevano la gara.

Nessuno dei due sbagliava, sfruttavano solo le possibilità che erano concesse dal loro organismo. Probabilmente senza quei 200 metri ripetuti cento volte Zatopek non sarebbe riuscito a fare cose incredibili ai suoi tempi e altrettanto probabilmente Gebrselassie senza quelle corse lunghe a ritmi folli non avrebbe fatto i records del mondo che ha fatto. Poi c’è anche la fantascienza e si può pure ipotizzare che se Gebrselassie avesse avuto la follia di impegnarsi in allenamenti tipo quelli di Zatopek avrebbe potuto fare ancora meglio o che se Zatopek avesse avuto il coraggio di unire le sue 100 frazioni di 200 metri invece di diluirle in quel modo avrebbe anticipato il futuro della Maratona di 20 o 30 anni. Queste sono solo ipotesi, entrambi sono stati dei grandi campioni ed entrambi hanno certamente azzeccato bene la preparazione per il loro fisico.

Dunque io non sostengo che sui libri di teoria e metodologia dell’allenamento sportivo ci siano scritte solo fesserie ma dico che tutte le cose che vi vengono riportate devono essere prese con le pinze. Tutto può essere utile ad aprire la mente e a dare indicazioni per poter ipotizzare la miglior strategia di allenamento ma poi l’applicazione pratica sull’atleta è fondamentale. In molti testi vengono riportate proprio esemplificazioni pratiche dell’allenamento di alcuni campioni. A parte il fatto che è molto difficile descrivere completamente il processo di allenamento perchè certamente alcune cose sfuggono e magari le cose che sfuggono sono più determinanti di quelle descritte, si noterà comunque come ogni atleta tenda ad applicare le metodologie in modo diverso. Anche la stessa metodica di allenamento viene adattata in modo diverso da un atleta all’altro.

Concludendo, approvo pienamente il tuo essere autodidatta in tema di preparazione fisica e ti invito a confrontarti con più persone possibile, avrai da imparare da tutti ma, a mio parere, imparerai ancora di più da te stesso, in bocca al lupo.