DALLO SCI DI FONDO A GRETA PASSANDO PER I LIMITI DELLA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA IN SISTEMI FORTEMENTE CONTROLLATI DALL’ECONOMIA DI MERCATO

Anche quest’anno non riesco ad andare a fare sci di fondo senza andare in tanta malora, il limite delle nevi si sta inequivocabilmente alzando ed io a casa mia, tanto per prendere in giro le mie figlie che sono convinte sostenitrici di Greta, dico che è tutta colpa di Greta.

In effetti è proprio lei che sta sostenendo a spada tratta l’urgenza delle misure necessarie a contrastare i disastrosi cambiamenti climatici in atto. Anche se la prendo in giro, dicendo che è stata lei con qualche sua alchimia a scatenare i cambiamenti climatici per dimostrare che non dice balle, sono perfettamente convinto che abbia ragione come e forse più delle mie figlie che non critico certamente per l’attenzione che hanno nei confronti della sua “predicazione”.

In realtà era già il mio compagno di banco, tale Francesco (non andiamo oltre per non violare la privacy, che ne so se gli fa piacere a lui far sapere a tutto il mondo che aveva scoperto le cose che predica Greta già oltre 40 anni fa) a scoprire che i ghiacciai si stavano ritirando in modo preoccupante. Lui, appassionato di alpinismo, notava queste cose senza sentirle per televisione e all’epoca nessuno sbandierava la causa dei cambiamenti climatici. I tedeschi stavano già lottando per l’inquinamento pazzesco della Ruhr e noi stavamo già facendo i conti con danni altrettanto clamorosi nella Pianura Padana ma l’argomento non era certamente sulla bocca di tutti e non faceva i primi titoli delle pagine di giornale.

Il fatto che io tiri fuori lo sci di fondo per trattare di queste cose è piuttosto imbarazzante, è come se in mancanza di un adeguato interesse da parte della comunità scientifica io mi lamentassi del fatto che devo perdere un tot. di ore per trovare la neve che un tempo era a poca strada da casa mia. E allora il problema non è certamente il mio sci di fondo (sport fantastico che consiglio a tutti di praticare… se riuscite a trovare la neve da qualche parte) ma il fatto che anche se è oltre mezzo secolo che è in atto una reazione clamorosa della natura all’inquinamento provocato dall’uomo noi stiamo ancora qui a sindacare su questioni che hanno una portata non equiparabile a quella gigantesca di questa tragedia imminente.

Viene spontaneo chiedersi perché conviene spostare l’attenzione su altri argomenti quando ce n’è uno che dovrebbe vederci tutti coinvolti anima e corpo non dico 24 ore su 24 ma quasi e certamente rapportando la nostra professione a ciò che ci sarà possibile fare fra pochi anni. E’ inutile andare avanti a testa bassa come se nulla fosse fintanto che qualcosa di ineluttabile ci costringe a cambiamenti radicali in tutto lo stile di vita e non solo nella professione. Per dare risposta a ciò bisogna fermarsi un attimo a pensare in che sistema economico siamo immersi e chiedersi se non è giusto iniziare a studiare le strategie per frenare le scelte idiote al quale ci sta portando lo stesso.

Chiamo ancora in causa la pandemia che ormai ha stressato tutti e a differenza dei cambiamenti climatici è costantemente su tutti i giornali, su tutte le televisioni, se ne parla al mercato e pure a messa (anche se a messa, a dire il vero, ci hanno detto che non è certamente l’unico problema della terra e questo ce lo sta ripetendo alla nausea pure papa Francesco). Uno dei problemi della pandemia é che nei paesi occidentali c’è una certa fetta di popolazione che ha una paura fottuta della vaccinazione, praticamente più che del virus e i sistemi di informazione puntano sul fatto che bisogna assolutamente aumentare la quota di vaccinati. Dimenticano, i sistemi di informazione, che i primi a far casino sono stati proprio loro facendo parlare di vaccini ad attori, presentatori e personaggi dello spettacolo in genere. Dimenticano, i gestori dei grandi mezzi di comunicazione, che nel terzo millennio c’è ancora in giro la pubblicità dei farmaci e che, con lo stesso stile, stanno facendo la pubblicità ai vaccini (impiegando personaggi famosi dello spettacolo appunto) come se fosse un prodotto da piazzare sul mercato. A questo punto come si fa a lamentarsi se la gente comune assume una sana diffidenza ed è portata a fare l’esatto contrario di ciò che viene insistentemente propinato dai mezzi di informazione? A ciò si aggiunge che per problemi di emergenza (ma che prima o poi devono essere risolti) non è stato ancora istituito un efficiente servizio di erogazione delle esenzioni da vaccino e pertanto in assenza di questo si continuano a vaccinare tutti come se il problema non esistesse. Pertanto anche laddove nasce una sorta di sterile confronto fra diverse parti scientifiche in certi ambiti tale confronto naufraga perché non sono disponibili dati né a sostegno di una tesi e tanto meno a sostegno dell’altra. Ottima occasione, per chi gestisce i mezzi di informazione per spostare il dibattito, ampliandolo, alla sfera legale e allora lo scontro diventa proprio politico dove fra dati mancanti e teorie strampalate tutti si scannano alla ricerca del sesso degli angeli e dicendo che ovviamente solo un certo punto di vista è sostenibile e qualsiasi altra scelta provocherà la fine del mondo. Nessuna persona di buon senso che dica: “Basta, non ci abbiamo capito ancora niente, andate dal vostro medico di base, parlatene con lui e prendete una decisione che non sia minimamente alterata da quanto si dice per televisione altrimenti siete dei veri e propri deficienti perché non potete rischiare la salute per colpa delle idiozie che si dicono per televisione…”.

La cosa più falsa che ci possa essere è rivestire tutto ciò da pseudo dibattito scientifico quando di scienza in tutto ciò non ce n’è la minima ombra.

E allora ci si chiede davvero come è gestita l’informazione scientifica, se certi studi vengono affrontati solo se c’è lo sponsor che li commissiona o se vengono affrontati soprattutto in base alla reale urgenza per il benessere della popolazione.

La divulgazione scientifica è purtroppo indubbiamente imbrigliata in logiche di mercato che fanno attribuire più peso ed importanza a certe problematiche piuttosto che ad altre.

Se si vuole che la gente acquisti fiducia nei prodotti delle case farmaceutiche basta vietare che queste pubblicizzino i loro prodotti in televisione. Se si vuole che la percentuale dei vaccinati aumenti basta smettere di trattare il vaccino come un prodotto da vendere e dire alla gente che vada serenamente a consultare il proprio medico per avere un parere disinteressato. In tal senso i medici da spettacolo possono anche aver esaurito il loro ruolo perché qui non si tratta di sparare sul gruppo ma di valutare attentamente caso per caso e sentire il paziente prima di emettere improbabili sentenze di necessità in un senso o nell’altro.

C’è da auspicare che vengano finanziati in modo adeguato anche gli studi per migliorare l’istituto delle esenzioni che è un istituto obiettivamente un po’ in affanno ed ha bisogno di nuove forze per acquistare la fiducia nella popolazione (per dirla in gergo adesso corre voce che “non ti danno l’esenzione manco a morì” è inutile che ci diciamo balle, pare che le esenzioni siano trattate con una superficialità indecorosa, questo ormai lo sanno tutti).

Ma il problema in realtà non è questo perché andando a spaccare il capello in quattro su tali questioni non faccio che ripetere quanto fanno i mezzi di informazione da ormai due anni.

Bisogna capire chi può vaccinarsi e chi non può vaccinarsi, non c’è dubbio, questa è una cosa importante per poter aumentare la quota di popolazione che si vaccina serenamente e dunque anche per combattere meglio questa pandemia che sta durando più del previsto, ma questo non è il problema principale dei nostri tempi e non si può bloccare tutto su queste cose perché alla finestra bussano questioni ben più urgenti.

Insomma la scienza, se non vuole essere derisa e ignorata, deve riuscire a farsi spazio anche dove le logiche di mercato la ostacolano fortemente. Non è possibile che un morto di una certa cosa valga il doppio di un morto di un’ altra perché contrastando una cosa si fa un danno notevole al mercato ed invece contrastandone un’ altra si riesce addirittura a dare impulso ad un certo tipo di economia.

Detta in termini folcloristici con una battuta che ormai ho usato fin troppo in questo periodo: “Non si può bloccare la gente a casa per proteggerla dalla pandemia ma lasciare che le auto scorrazzino come sempre per la città perché la gente chiusa in casa è un sacrificio sostenibile ma le auto chiuse in garage non ce lo possiamo permettere con questo tipo di economia.”

La lotta all’inquinamento ha la stessa dignità e la stessa urgenza di quella alla pandemia. Iniziamo a fare i tamponi anche alle automobili anche se quelle il Covid non te lo passano. Ma ti passano il cancro che fa molto male alla salute, come e più del Covid.