Commento a “Tecnica, valori, S.N.C. e muscoli”

“Interessanti alcune considerazioni che riguardano lo sport attuale confronto a quello di qualche decennio fa anche se permeate da un alone di eccessivo romanticismo. Nel non voler trascurare e diminuire l’importanza dell’aspetto motivazionale, che è decisivo per la costruzione dell’atleta di alto livello, non si possono ignorare altri aspetti tecnici che non sono stati adeguatamente considerati su quell’articolo.

In effetti può avere senso spostare il  punto di osservazione da un presunto doping meno evoluto per giustificare una stagnazione dei miglioramenti in alcune discipline sportive rispetto a quei tempi: il doping ha cambiato nome,  è molto più controllato e forse è anche meno pericoloso ma l’insieme dei protocolli farmacologici applicati attualmente sono decisamente più evoluti di quelli semplicemente folli di un tempo e  pertanto è facile ipotizzare che un atleta di un tempo, catapultato in questa realtà sarebbe ancora più performante  almeno con riferimento alla qualità dell’assistenza medica.  Pensare che i risultati non siano migliori solo per un discorso di valori o di motivazione è limitante perché dobbiamo tener presente, per esempio con riguardo ai paesi dell’ Est, come a quei tempi esistesse un vero e proprio esercito di tecnici stipendiati addetti al miglioramento delle prestazioni degli atleti di alto livello. La propaganda politica giustificava investimenti colossali in tal senso che hanno prodotto un’ evoluzione delle tecniche di allenamento molto significativa. Ciò che accadeva all’Est condizionava anche ciò che avveniva in occidente e pertanto  il dibattito tecnico scientifico era in grande fermento. Quei tempi sono cambiati e dire che certi miglioramenti non sono all’ordine del giorno solo perché sono cambiate le motivazioni di ordine sociale è limitante. Le situazioni precarie esistevano allora come adesso, anzi nella Russia attuale ve ne sono anche di più preoccupanti e da quel punto di vista ci dovrebbero essere motivazioni per la rivelazione di un gran numero di talenti.

L’accostamento dell’Italia sportiva attuale alla vecchia Unione Sovietica non sta in piedi. E’ vero che lo sport è fortemente “militarizzato” nel senso che è aumentata la percentuale degli atleti di alto livello che gareggiano in gruppi sportivi militari ma non si può dimenticare che tale organizzazione costituiva la strutture portante anche dello sport italiano pseudo dilettantistico di 30 o 40 anni fa. E’ vero che per certi ragazzi fuggire dall’incubo della disoccupazione accasandosi in un gruppo sportivo militare è un’opzione interessante in un contesto simile ma non c’è mai stata coercizione in tal senso né ora né mai. Abbiamo assistito invece ad un fenomeno di cannibalizzazione dei gruppi sportivi militari verso i club civili sponsorizzati in modo sempre meno importante perché lo sport dilettante in genere si è impoverito e anche se non è mai stato veramente dilettante né un tempo né adesso per certi versi adesso lo è un po’ di più. La garanzia di uno stipendio praticamente ce l’ha solo l’atleta che fa parte di un gruppo sportivo militare perché gli altri, a meno che non siano atleti talmente in vista che non hanno nemmeno bisogno dei rimborsi spese del club di appartenenza, non possono contare sul sostegno di squadre civili che hanno bilanci piuttosto ridicoli per affrontare un’attività sportiva di alto livello…”

 

 

Disamina attenta e precisa. L’aspetto che volevo focalizzare io, quello motivazionale, condizionato dalla scala di valori di un certo contesto sociale penso comunque che sia molto importante da considerare e determinante per capire alcune cose.

Del resto se ammettiamo che in Italia non vi è mai stata coercizione nell’indirizzare gli atleti verso i gruppi militari stiamo affermando proprio quello. Non sono regole a determinare la situazione bensì valori e se per un certo soggetto entrare nell’esercito è una mossa che risponde comunque a determinati valori che tale mossa produca l’atleta di alto livello o meno vuol dire che è comunque stata informata da una scala di valori più che da un’aspetto tecnico. Non si entra in un gruppo sportivo militare perché lì ci sono i tecnici migliori ma per tutta una serie di motivazioni che con l’aspetto tecnico hanno poco a che fare.

Il mio confronto fra l’ex U.R.S.S. e l’Italia di adesso è effettivamente troppo tirato ma volevo solo dire che come un tempo i giovani russi cercavano nello sport una scappatoia all’incubo di un sistema politico opprimente così alcuni giovani italiani di adesso cercano una soluzione temporanea all’incubo della disoccupazione che comunque non è una bella prospettiva e si sentono protetti dall’ambiente sportivo militare dove anche se fallisci come atleta puoi comunque contare su un posto di lavoro se la carriera sportiva non va come deve andare. L’opzione dei grandi club sportivi falsamente dilettantistici che ti pagavano un tanto al chilo, ma comunque ti pagavano, non esiste più, un po’ perché si è impoverito il sistema sportivo e un po’ perché forse sono cambiati gli atleti stessi che forse oggi  non ci starebbero più a far parte di un club che un giorno ti paga ed il giorno dopo non si sa cosa succede.

Insomma la scala di valori è cambiata anche lì. Un tempo un club che ti pagava anche se non eri un militare era visto come una gran cosa. Adesso lo stesso club, se non può darti alcune garanzie, viene snobbato e non considerato nemmeno un’opzione possibile. In tal senso c’è stata una “sovietizzazione” dello sport attuale. Siamo meno naif, più calcolatori. Il pioniere, quello che si lancia nell’impresa ad alto rischio, è meno di moda. Gli stessi ragazzini non ci stanno a trascurare la scuola se non hanno prospettive abbastanza concrete di alto rendimento nello sport.  Io sono del parere che la motivazione dettata da una certa scala di valori resti il motore vero dello sport e quello che ne determina le modalità di pratica poi è vero che anche il discorso tecnico metodologico ha subito brusche deviazioni ma il perché di quelle variazioni, a mio parere va sempre ricercato nella scala valoriale.