Commento a “Respirare male ?!?”. I “miei” 5 consigli per la corsa


“Siamo alle solite. Invece di criticare gli articoli degli altri (troppo facile…) prova tu a dare cinque consigli per la corsa visto che quelli elencati sull’articolo apparso su Internet non ti convincono…”.

 

 

Ok, accetto la sfida ma preciso che l’articolo dei cinque consigli apparso su Internet nei giorni scorsi, che non è che l’ultimo di una serie infinita di articoli che sembrano fatti con lo stampino,  non è che semplicemente “non mi convinca” ma mi fa letteralmente arrabbiare e dunque il mio articolo messo giù di brutto subito dopo la lettura di quello non era altro che uno sfogo su questa pessima letteratura sportiva. Sono articoli scritti essenzialmente per vendere più scarpe e più abbigliamento sportivo, non a caso due su cinque di quei consigli riguardano scarpe e abbigliamento. Gli altri sono messi lì come condimento in modo veramente incompetente solo per far passare il messaggio pubblicitario su scarpe e abbigliamento. Almeno se per vendere questi fossero passate di contorno informazioni interessanti invece si scrivono solo cretinate lanciando il solito messaggio pubblicitario. E’ un’ ennesima mossa di mercificazione dell’attività motoria che mi fa imbestialire perché, a lungo andare provoca un aumento dei costi dei prodotti utili per praticare l’attività motoria. Si alimenta il business e dopo si alzano i prezzi. Sarebbe molto più corretto alimentare il business e diminuire i prezzi ma si sa che se il mercato è “lavorato” bene dopo si possono anche tenere prezzi abbastanza alti perché la domanda tiene.

Mi fa imbestialire la mercificazione dell’attività motoria perché speculare su questo a mio parere è come speculare sul prezzo del pane. Aumentate pure il gasolio che senza gasolio non si muore, anzi si sta meglio, ma non aumentate il prezzo di generi di primaria necessità quali il pane e l’attività motoria.

Vado con i miei “5 consigli per la corsa” conscio di essere caduto in una trappola perché il mio vero consiglio è di non accettare consigli da nessuno e di studiare la propria corsa per poterla scoprire meglio senza vincoli e senza dogmi assurdi che la possano guastare.

E dunque il primo consiglio è proprio quello di VALUTARE SEMPRE MOLTO CRITICAMENTE OGNI INDICAZIONE CHE VIENE DATA PER UNIVERSALMENTE VALIDA COME MODUS OPERANDI PER QUALSIASI ATTIVITA’ MOTORIA. Questo primo consiglio mette al riparo dai seguenti nel senso che non bisogna mai prendere per oro colato nessuna sentenza in tema di attività motoria né di pirla patentati come il sottoscritto e gli altri che scrivono su Internet né dei luminari che pur senza scrivere su Internet devono essere molto prudenti quando illustrano le loro posizioni nei convegni.

Secondo consiglio: TENTATE DI SCOPRIRE LA VOSTRA CORSA E DUNQUE DI TRASFERIRE TUTTE LE INFORMAZIONI CHE AVETE SULLA CORSA ALLA VOSTRA REALTA’ SPECIFICA CHE E’ UNICA ED IRREPLICABILE. Ciò non toglie che abbiate la sana curiosità di documentarvi sulla corsa ma dovete farlo con forte spirito critico e armati della capacità di tradurre le informazioni sulla vostra specifica situazione.

Terzo consiglio: PER CONOSCERE MEGLIO LA VOSTRA CORSA VARIATELA E DATE STIMOLI DIVERSI COSI’ DA POTER OPERARE UN CONFRONTO FRA SITUAZIONI DI DIVERSO IMPEGNO. Così come il meccanico quando va a provare la macchina la prova in situazioni diverse per vedere come reagisce, anche voi, con prudenza, dovete provare varie soluzioni di carico per capire il vostro “funzionamento” al variare dei vari stimoli di corsa.

Quarto consiglio: NON CONFONDETE MAI “INTENSITA’ DI CORSA” CON “VELOCITA’ DI CORSA” CHE SONO DUE COSE NON STRETTAMENTE COLLEGATE FRA LORO. Si può correre veloci producendo una bassa intensità di corsa (è il caso di un atleta qualsiasi anche di basso livello che supera ampiamente i 20 chilometri all’ora correndo veloce per pochi metri) oppure si può svolgere una “intensa” seduta di allenamento anche senza mai correre veloce (è il caso di un atleta che corre più di due ore ai 15 chilometri all’ora che pur non essendo una grande velocità è comunque un’andatura che protratta per oltre due ore può dare intensità anche all’allenamento di un atleta di buon livello. I campioni “veri” per stimolare intensità elevate devono correre le due ore anche ai 18 chilometri all’ora ma in ogni caso l’atleta “normale” che corre due ore ai 15 non è un atleta che sta facendo la classica corsetta per la salute.

Quinto consiglio (in conseguenza dei precedenti) TENTATE DI VARIARE SIA LA VELOCITA’ CHE L’INTENSITA’ DELLE VOSTRE SEDUTE DI ALLENAMENTO.  Questo vuol dire il massimo del caos degli stimoli allenanti per dare informazioni sulla corsa e può sembrare strano perchè se le informazioni sono troppe si rischia di non capirci niente, ma insomma con gradualità bisogna variare stimoli per fare dei confronti visto che è dal confronto che si possono ipotizzare degli andamenti e delle indicazioni per la prassi ed una presunta (sottolineo “presunta”) strutturazione degli allenamenti.

Schematizzando si può correre 1°) Veloce a bassa intensità; 2°) Veloce ad elevata intensità; 3°) Lento a bassa intensità; 4°) Lento ad elevata intensità. Mentre i punti 2 e 3 sono facili da capire perchè per correre veloce ad elevata intensità e per correre piano a bassa intensità non occorre questa gran fantasia quello che la maggior parte dei podisti non riescono a comprendere è come si possano gestire situazioni che riguardano i punti 1 e 4.

Partiamo dal 4: per correre piano ma con grande intensità non è che sia necessario fare i miracoli. Questa cosa succede facilmente al principiante. Questi basta che corra per una distanza un po’ più lunga di quella che percorre di solito per andare già a stimolare intensità nuove anche se non ha corso forte. La mancanza di autonomia di corsa è il suo problema principale e, anche se non corre forte, resta presto senza benzina e dunque produrrà una elevata intensità di allenamento. Elevata con riferimento alle sue capacità. E’ chiaro che un osservatore esterno non “vede” assolutamente questa elevata intensità, vede solo questo che sta facendo una fatica bestia per correre ad un ritmo lento. Per chi la produce quell’intensità, in quel contesto deve essere considerata elevata ed è certamente uno stimolo allenante.  Lo è talmente tanto che deve anche essere recuperato bene altrimenti rischia di provocare un sovraccarico di preparazione. Per quanto riguarda l’atleta evoluto il discorso è un po’ più complesso ma non molto: si tratta di capire che per un atleta evoluto correre ai 15 chilometri all’ora vuol dire correre piano e pertanto potrà correre il “lento” ad una certa intensità solo quando corre a 16-17 o addirittura 18 chilometri all’ora (i migliori atleti del mondo nei 10.000 metri corrono ad oltre 22 chilometri all’ora per quasi mezz’ora…). Il punto “1” di questo discorso è quello che proprio non va in testa a centinaia di migliaia di atleti amatori in giro per il mondo: non sta scritto da nessuna parte che per non superare certe intensità di corsa sia necessario correre piano. A parte che l’idea di raggiungere certe intensità di corsa può essere interessante per tutti e non solo per gli atleti di alto livello, si tratta solo di sapersi disciplinare, comunque si può correre a bassa intensità anche correndo veloce. Facilissima l’impresa per l’atleta di buon valore dove, per esempio, un atleta capace di 1’45” sugli 800 può tranquillamente correre una decina di corse sui 100 metri anche recuperando abbastanza poco in 13″ praticamente senza fare fatica se non quella assimilabile ad una normale corsa di allungo in riscaldamento pre gara. Questo non fa fatica e corre ai 28 chilometri all’ora, veloce ma a bassa intensità. L’impresa non è per niente impossibile al tapascione, salvo che sarà il caso di ammettere che, in relazione alle sue possibilità, questi corre veloce anche quando supera di poco i 20 chilometri all’ora. Per certi versi il tapascione è pure più veloce del grande campione: il grande campione corre la maratona ai 20 chilometri all’ora poi quando gli chiedi di correre al massimo fa fatica a superare i 30 km/h (soprattutto se è un maratoneta). Il tapascione corre la maratona si e no ai 10 chilometri all’ora perchè va anche abbondantemente sopra le 4 ore  per completare la gara, poi quando gli chiedi di correre un tratto alla velocità massima riesce a superare agevolmente i 20 chilometri all’ora andando a produrre una velocità di punta che è più che doppia rispetto a quella di gara. Visto che il campione ha aumentato questa velocità “solo” del 50% ci tocca ammettere che, come minimo, il tapascione può disporre di una riserva di velocità, quando corre la sua gara da tapascione, che è proporzionalmente molto più significativa di quella del campione. Dunque se da tapascione hai ancora una buona riserva di velocità perché non la eserciti? Puoi correre abbastanza veloce anche senza stressarti perché se fai dieci corse sui 100 metri in 18″ le fai agevolmente (e superi i 20 km/h), perché non ci provi mai? Ti fa bene alla salute e ti aiuta anche a tenere una buona tecnica di corsa, perché questo pensiero non ti sfiora mai la mente?

La risposta, probabilmente sta ancora in un cruento episodio di mercificazione dell’attività motoria: è la moda ed il tapascione ti risponde così: “Ma sai cosa me ne frega a me di fare dieci corse sui 100 a più di 20 chilometri all’ora senza far fatica, a bassa intensità? Non me ne frega proprio nulla perché la moda è sulla maratona che è lunga 42 chilometri e dunque io devo mettermi in grado di resistere per 42 chilometri ed a quel punto ho solo una possibilità di allenamento: correre, correre e ancora correre perché della buona riserva di velocità non me ne faccio nulla se dopo 35 chilometri sono costretto a camminare perché ho finito la benzina…”.

E dunque, alla faccia dei buoni propositi e dei cinque consigli per la corsa per imparare a correre in modo diverso ed apprezzare la corsa in modo salutare in tutte le sue sfaccettature, alla fine comanda la moda e perciò la gran parte del popolo dei podisti si pone questo problema esistenziale che è come resistere per 42 chilometri di corsa perché è quello l’eroismo che è ufficialmente riconosciuto ed accettato da chi ci propina la corsa “mercificata”. Che sappiamo correre bene anche ai 20 chilometri all’ora non gliene frega niente a nessuno, anche se farebbe bene alla salute. Non fa cassetta.