Commento a “Facciamo cambio”

“…le cose che tu hai scritto (sull’articolo  “Facciamo cambio…”) sono già state ipotizzate da un distributore di biciclette elettriche svizzero (che fra l’altro tratta un ottimo prodotto anche se un po’ caro…) che sostiene come la rete ciclabile efficiente esista già un po’ dappertutto, si tratta solo di capire dove possono andare anche le auto e dove possono andare solo le biciclette. Alla fine si tratterà di costruire davvero nuove strade per le auto ed esclusivamente per queste perché se tutte le strade sono per le bici evidentemente vengono a mancare delle strade anche per le auto. Una svolta epocale della nostra società è stata verso i primi anni ’70 quando le auto hanno sottratto la strada ai bambini. Da quando i bambini non hanno più potuto giocare per strada la società è cambiata in modo drammatico.

Il futuro probabilmente è di poche auto elettriche che possono andare solo su strade destinate ad esse nel senso che ad un certo punto si dovrà necessariamente tornare indietro se non vogliamo peggiorare ulteriormente la qualità della vita. Il trasporto delle persone sane dovrà avvenire con mezzi pubblici oppure con mezzi privati molto più razionali dell’auto. Un’auto pesa mediamente 10-15 volte in più del soggetto che trasporta, quando va bene, e a pieno carico pesa comunque almeno il doppio del peso totale dei soggetti che trasporta. E’ come se noi per portare la spesa usassimo un sacchetto che pesa 50 chili, non è umanamente ipotizzabile.

Già il nostro architetto Renzo Piano nel progettare grandi edifici non ha previsto parcheggi se non per i disabili perché ritiene l’auto privata per le persone normodotate un aggeggio ormai anacronistico.

C’è che bisogna fare i conti con il mercato ed allora tutto si evolve più lentamente di quanto si possa auspicare. I ricchi hanno sempre governato il mondo e lo governeranno sempre, il problema è che adesso lo stanno governando male.

C’è un’iperproduzione di petrolio ed allora usiamo ancora carburanti che non dovrebbero più esistere. Nel tuo settore ti lamenti che si usano troppo le macchine da palestra e c’è una diffusione incontrollata di integratori alimentari che fondamentalmente servono solo alle persone anziane. Ma al mercato cosa credi che interessi dell’affinamento dei criteri di preparazione che tanto predichi tu?. La gente può anche prepararsi nel modo più scemo immaginabile, l’importante è che usi le macchine da palestra e continui a trangugiare porcherie di ogni tipo, il mercato vuole quello. Lo sai che vi sono dei farmaci il cui consumo è sostenuto per il circa per il 30% da malati che ne hanno bisogno effettivo e per il restante settanta per cento da sportivi agonisti (e non sempre sono solo professionisti…) che si sono resi conto che quel farmaco può migliorare in modo considerevole i risultati sportivi? Secondo te le case che producono questi farmaci, che sanno tutto ciò, prendono provvedimenti per affrontare il problema? Per loro non è certamente un problema.

Il problema del nostro tempo è la deviazione dell’informazione, i  ricchi comandano grazie a quella e non è un problema di capitalismo o di comunismo come dici tu. Il comunismo è morto e sepolto e se non stiamo attenti in pochi anni crolla pure il capitalismo, il problema è che se la tecnologia fa passi da gigante il mercato li fa da lumaca perché non c’è nessun interesse a riconvertire in tempi brevi industrie che continuano a produrre utile anche se producono cose che non stanno al passo con i tempi.

La tecnologia può funzionare fin tanto che è business, se è solo miglioramento della qualità della vita delle gente comune non può diffondersi in tempi brevi, tutto fa i conti con il mercato ed i sistemi di informazione (non solo la televisione) nel far capire questo sono più che trasparenti. Viviamo in un sistema quasi democratico: è la dittatura dei sistemi di informazione deviati.  Se sappiamo che sono così siamo tutti complici nel supportarli continuamente…”

 

In effetti io sono un po’ un coniglio a non cercarmi con la dovuta insistenza uno sponsor, ho un po’ paura di non poter più scrivere quello che voglio e perdo l’occasione di aver maggior visibilità. Si tratta di decidere se scrivere cose “filtrate” per migliaia di persone o se scriverne di “non filtrate” per poche decine di persone. Al momento vado avanti così e non so se mi sento più “ignavo” adesso o se mi sentirò più corrotto il giorno che eventualmente accetterò una qualsiasi sponsorizzazione con tutto ciò che questo comporta.