BABBO NATALE, COMPETIZIONI SU STRADA ED AUTOMOBILISTI

Fra un po’ di giorni nella mia città si metteranno a correre i “Babbi Natale” (forse sarebbe più corretto dire “i Babbo Natale” perché temo che Babbo Natale al plurale non si declini). Non è una storia della mia città ma una storia tipicamente italiana, di molte città italiane anche grandi, anzi più sono grandi e più la storia è “italiana” nel senso che si esprime in tutte le sue contraddizioni. Inutile dire che gli automobilisti si sentono unici padroni della strada e non gli va proprio di essere sfrattati dal loro ambiente nemmeno per poche ore. Se poi queste poche ore diventano poche ore di molti giorni all’anno… si salvi chi può. Loro, giustamente, da un certo punto di vista, dicono che la strada è degli automobilisti mentre per i pedoni c’è il marciapiede. Allora potremmo fare che per ogni marciapiede occupato ingiustamente da un’ auto si può procedere ad intasare le strade con i pedoni per un tempo uguale a quello che è stato usurpato dall’auto sul marciapiede e così avremmo che i “Babbi Natale” possono correre per strada liberamente anche a Ferragosto perché le auto che occupano normalmente gli spazi dei pedoni sono veramente troppe.

La storia è tipicamente italiana per un motivo ben preciso che va ricercato in quanto avvenne in Italia  43 anni fa. Le famose domeniche a piedi furono uno dei più bei momenti della storia della nostra Repubblica. Purtroppo non furono pubblicizzate nel giusto modo e sostenute a dovere. Dovevano essere l’inizio della liberazione dall’auto. Erano un fulgido esempio di come si possa stare bene senza l’automobile. Ma furono cancellate in breve tempo perché dovevano essere ancora venduti un bel po’ di miliardi di barili di petrolio. Quel petrolio è stato venduto e si vuole venderne ancora. E’ per quello che l’auto elettrica nel 2016, sostanzialmente è ancora un giocattolo per bambini, è per quello che le vere domeniche a piedi non sono più state ripristinate e quando si fa finta di fare un blocco del traffico per motivi ecologici il blocco è assolutamente finto e non si nota nemmeno tante sono le eccezioni di autoveicoli ammessi a circolare nonostante il blocco.

Sopravvive il fantasma di quelle domeniche a piedi e sopravvive in un modo un po’ triste perché si sovrappone ad una moda che probabilmente si sarebbe diffusa in Italia anche senza l’avvento delle domeniche a piedi. Il fantasma di quelle domeniche a piedi sono le corse “non competitive” stracittadine, i Babbi Natale, le Befane e chi più ne ha più ne metta, tutte quelle corse dove non è assolutamente obbligatorio correre, anzi i più camminano, dove non c’è una vera e propria competizione, non esiste una classifica e pertanto non sono assolutamente gare nelle quali tutti i partecipanti hanno pari diritto a non essere ostacolati in alcun modo nel loro incedere.

La moda, tanto per cambiare arrivata dagli States, è quella delle gare sulla distanza di Maratona (o mezza Maratona, adattamento razionale per chi non vuole lasciarci giù la salute…). Gare che hanno come testimonial città nientepopodimeno come Boston o New York. In Italia ha fatto poca fatica ad attecchire quella moda: già c’erano migliaia e migliaia di podisti che si divertivano a sgambettare su distanze fra i 10 ed i 20 chilometri, adattare quelle sgambettate a delle più corpose gare sui 42.195 metri della Maratona non è stato difficile e, nel caso della “mezza Maratona”, lunga solo 21 chilometri e pochi metri, è stato quasi sufficiente mettersi un numero per passare in un attimo da “non competitivi” a veri atleti agonisti.

Ora il caos di questo passaggio non è dato dal fatto che buona parte di quei veri atleti agonisti sono rimasti in tutto e per tutto dei podisti fondamentalmente “non competitivi” che antepongono giustamente la salute a qualsiasi risultato agonistico ma dal fatto che gli automobilisti di questa differenza proprio non ci capiscono nulla e pure sforzandosi di interpretare mille dettagli non riescono a capire quando si trovano davanti ad una manifestazione agonistica e quando di fronte ad una scampagnata “non competitiva” se non fosse che qualcuno riesce a vedere davanti a tutti questi atleti due o tre keniani che corrono ai 20 chilometri all’ora e per quanto siano forti questi keniani viene difficile pensare che corrano ai 20 chilometri all’ora con spirito salutistico tanto per fare una salutare sudatina.

Far correre i Babbi Natale per la città è un modo come un altro per dichiarare agli automobilisti “Niente paura, questi non sono atleti agonisti, non c’è nessuna gara, basta che vi mettete a suonare un po’ il clacson che prima o poi vi fanno passare, alla faccia della manifestazione podistica.” E questo vale per tutte le manifestazioni stracittadine organizzate in pieno stile “Volemose ben” con tanto di cani al guinzaglio e personaggi vestiti in modo folcloristico come se fosse carnevale.

Il problema si ha poi quando viene organizzata una vera e propria Maratona che anche se non è quella di New York o quella di Boston è quella nella quale la tua città si gioca la faccia, arrivano da tutta Italia per farla e pure dall’estero e gli automobilisti della tua città che, come quelli di tutte le altre città italiane, non hanno capito un cavolo si mettono a suonare furiosamente il clacson non per salutare gli atleti ma nella speranza che un vigile impazzito decida di aprire le transenne mettendo a repentaglio la salute degli atleti che anche se lenti hanno diritto di vivere come i due o tre keniani che sono passati ai 20 all’ora per andarsi a giocare i soldini della vittoria.

Allora si tratta di distinguere una volta per tutte fra Babbi Natale e atleti agonisti perché, al momento, la disciplina del loro incedere è trattata in modo diametralmente opposto. Ai primi si può pure chiedere se hanno caramelle per i bambini, ai secondi si può solo che batter le mani perché sono severamente impegnati in una competizione agonistica. Quanto severamente non può deciderlo l’automobilista sulla base dell’espressione del volto dell’atleta che gli passa davanti ma lo decide il comitato organizzatore che, se la gara è gara vera, deve dare pari opportunità e trattamento a tutti i contendenti, che sfreccino ai 20 chilometri all’ora come i keniani o che si trascinino in modo poco elegante come un ultracinquantenne italiano poco allenato magari a neanche 10 chilometri all’ora.

In questi decenni di caos dovuto alla particolare storia italiana (le famose domeniche a piedi che hanno dato vita alle corse stracittadine) è emersa solo una necessità di chiarezza e verrebbe da dire che la cosa più semplice è bloccare sempre e comunque il traffico per evitare incidenti. Le corse che si possono fare si fanno e si fanno bene, quelle che non si possono fare si organizzano in altri posti. Se gli automobilisti non vogliono Babbo Natale in città mandiamolo in Lapponia dove può tranquillamente fare la camminata senza che nessuno suoni il clacson. A quel punto però è giusto esigere che gli automobilisti rispettino i marciapiedi perché il rispetto deve essere reciproco. Che sia per Babbo Natale o per la Befana, per Arlecchino o per Pulcinella non sta scritto da nessuna parte che se uno ha un’automobile ha più diritti di chi è senza.