ANALISI SOCIOLOGICA DELLA FIGURA DELL’INSEGNANTE DI ATTIVITA’ MOTORIA

Non illudetevi, non pensate che arrivi a sviluppare un “titolo” del genere. Questo è il possibile titolo per una tesi che deve riuscire a fare qualche laureando in scienze motorie. PTG fa solo ipotesi, non sviluppa tesi.

Quando ieri ho scomodato (non per la prima volta, fra l’altro) Woody Allen più che per senso dell’umorismo del quale io difetto vistosamente l’ho fatto per portare in campo questo argomento appunto che è quello della figura dell’insegnante di attività motoria, potenzialmente presuntuoso o al limite soffocante, come ho osato definirlo io, in una “battaglia di categoria” che ci vede ingiustamente contrapposti vecchi diplomati ISEF con nuovi (“nuovi” si fa per dire, ormai cominciano ad invecchiare pure loro, il tempo non si ferma per nessuno) dottori in Scienze Motorie.

Io ho visto questa contrapposizione all’interno della nostra categoria rilevando due sfumature diverse nell’atteggiamento ma il problema visto nella sua complessità è di portata ben più rilevante e non si ferma ai dettagli che distinguono i vecchi diplomati dai nuovi laureati. Il problema è che comunque l’insegnante di attività motoria, sia esso un pirla di diplomato come me o un “dottore” come sono quelli che escono da Scienze Motorie, conta sempre comunque meno del due di picche. Ed allora bisogna fare un’analisi sociologica di questo problema perché il problema non è nella mente perversa degli esperti di scienze del movimento che vogliono continuare a contare meno del due di picche ma in complesse dinamiche sociali che costruiscono questa situazione.

Partiamo pure dalla scuola che io mi ostino a criticare selvaggiamente come se ne fossi stato ferito a morte e che i miei colleghi continuano a difendere a spada tratta come se fosse l’unica istituzione che ancora regge eroicamente al dilagare del marciume inarrestabile.

Avete mai visto quanto contano gli insegnanti di attività motoria nella determinazione della bocciatura o promozione di un allievo a scuola? Da lì possiamo partire per considerare la figura dell’insegnante di attività motoria in tutta la società odierna. Ognuno ha il suo commercialista, il suo medico di base, pure il suo idraulico ma l’insegnante di educazione fisica è assolutamente un optional, esiste solo a scuola e pure a scuola non conta nulla figuriamoci se ha senso considerarlo quando è finita la scuola. Al più esiste il “personal trainer” (non a caso il mio sito si chiama “personal trainer gratuito” e non “insegnante di educazione fisica gratuito” come dovrebbe chiamarsi se fossi più preciso o “consulente gratuito per l’attività motoria” se fossi terribilmente preciso ed al passo con i tempi) che è un po’ quel personaggio che serve per soddisfare dei capricci, come quando si va al ristorante di lusso e si incontra lo chef rinomato.

Qualcuno obietta che riesce a fare a meno del commercialista, dal medico di base non ci va praticamente mai e pure l’idraulico non lo chiama perché si sistema i tubi da solo. D’accordo, chi fa da sé fa per tre,  io stesso su questo sito esorto ad accostarsi all’attività motoria anche senza consigli di nessuno ma comunque i tubi rotti vanno riparati. Non è che per il fatto di non essere in contatto con nessun idraulico uno si tiene il tubo rotto in casa che fa acqua da tutte le parti.

E così arriviamo al fatto che la prevenzione che dovrebbero coordinare gli insegnanti di attività motoria che è quella vera che si chiama davvero prevenzione perché ti salva prima che tu ti ammali venga “citata” dai medici di base che però non possono affrontarla perché sono medici e non esperti di attività motoria. Così è il medico di base che ti dice che se non vuoi ammalarti devi andare a camminare perché sei già un sedentario socialmente pericoloso (pericoloso perché sei contagioso con il tuo atteggiamento e rischi di costare un sacco di soldi alla comunità se ti ammali e/o invecchi anzitempo) e non c’è nessun insegnante a dirti come puoi camminare per riuscire ad affrontare nel modo migliore i tuoi problemi di movimento, perché l’insegnante c’è solo a scuola ed è appunto quello che conta meno del due di picche anche se continua a non criticare la scuola (cos’è? Paura di perdere il posto? Paura di dare fastidio ad una istituzione che non trova le forze per riformarsi dando sempre la colpa a tutti tranne che a sé stessa?).

Date queste premesse non c’è da stupirsi se poi l’esperto di attività motoria contattato da uno strano cittadino che ipotizza di dover considerare l’attività fisica anche se ha già finito di frequentare la scuola, si comporta come uno che ha la verità in tasca, detta legge ed agisce con un atteggiamento del tipo “Adesso ti sistemo io, che non credi che si possa fare attività fisica senza i miei consigli…”.

Praticamente, vista con un paragone con l’alimentazione che io chiamo perfino un po’ troppo spesso in causa per trattare l’attività motoria, è come se esistessero un gran numero di chef rinomati che ti preparano sofisticati manicaretti ma non esistono tanti salumieri che ti preparano il classico “panino col salame”.

C’ è che si mangia tutti i giorni e anche il giorno che non vai nel ristorante di lusso devi comunque mangiare e così anche se non sei in contatto con un personal trainer che è un mezzo padreterno e con un “programma” di sei mesi pretende di risolverti i problemi causati da vent’anni di sedentarietà devi comunque pensare alla tua attività fisica quotidiana.

Diciamolo chiaro e tondo: avere il proprio personal trainer di fiducia non è nella normalità delle cose e non può esserlo nell’ottica in cui è riconosciuta la figura del personal trainer attualmente. Gli italiani non sono abituati a servirsi correttamente nemmeno del proprio medico di base (qualche folle ha proposto addirittura di cancellare la figura del medico di base) figuriamoci se si pongono il problema del consulente per l’attività motoria. In breve il problema dell’attività motoria non è sentito come un problema di tutti i giorni (e, se affrontato bene, in effetti non è un “problema”) ma come una opzione capricciosa da valutare magari se si comincia a vedersi un po’ meno bene allo specchio, dove purtroppo la sentenza dello specchio può arrivare a contare più del senso di disagio progressivo che provoca la sedentarietà.

Non so perché chi dovrebbe coordinare questa fondamentale attività motoria conti ancora meno del due di picche, so che esistono delle cause sociologiche di questa disgrazia e forse, se avessi trentacinque anni di meno, sarei proprio quello studente armato della presunzione di studiarle affrontando una gigantesca ed improbabile tesi con un titolo in proposito.

Da Woody Allen alla prevenzione sanitaria moderna sembra che ci sia molta strada, per certi versi c’è il solo volgere di due curiosi articoli, uno fintamente umoristico l’altro autenticamente drammatico.