800 METRI : AMPIEZZA O FREQUENZA?

Tendenzialmente non ho una grande passione per gli atleti che sfoggiano un’ampiezza di falcata spropositata ma faccio un’ eccezione: la gara degli 800 metri.

Penso che la gara degli 800 metri sia l’unica gara di corsa che riesce a perdonare ampiezze di falcata esagerate per cui ad un atleta che proprio non riesce a correre a frequenze decorose ed accettabili ma esagera con ampiezze non usuali mi viene proprio da dire “Ma mettiti a fare gli 800 metri!”.

Con questo non sto dicendo che nella gara degli 800 metri sia necessario cercare ampiezze notevoli e sforzarsi solo in tal senso, tutt’altro, sto semplicemente ammettendo che fra le due esagerazioni, quella di frequenze troppo elevate e e quella di ampiezze inopportune la gara degli 800 metri è più incline a perdonare quelli che peccano di questo secondo peccato. Faccio fatica a ricordare nella mia memoria atleti molto compatti nella falcata che sono riusciti a primeggiare negli 800 metri mentre pullulano nella mia mente esempi di atleti che hanno fatto risultati straordinari negli 800 pur correndo con ampiezze esagerate, uno fra tutto il mitico “caballo” Alberto Juantorena.

Su Juantorena, dall’andatura regale, io ho sempre detto che se fosse stato un po’ meno regale forse sarebbe stato il primo atleta ad avvicinare in modo significativo il muro di 1’40” sugli 800 e magari potrebbe essere ancora primatista del mondo dopo 40 anni, invece si è “limitato” a correre in 1’43″4 e di lui resta praticamente la doppietta Olimpica di Montreal su 400 e 800 appunto ed il ricordo di quel passo dall’ampiezza infinita accentuato a livello ottico da dei curiosi calzettoni altrettanto lunghi.

Dunque ammetto che nella gara degli 800 si possono fare risultati di livello mondiale anche correndo con ampiezze esagerate però mi permetto di osservare come si possa tranquillamente sfatare il mito che “più il passo è ampio è meglio è…”. Più il passo è ampio e meglio è un corno perché esagerando si va comunque in difetto grave di frequenza e si finisce per avere una corsa decisamente antieconomica.

Io stesso ho peccato di quel peccato e quando tiro le somme in modo sintetico della mia carriera di ottocentista affermo che non ho capito niente perché avevo l’ampiezza di Sebastian Coe e le frequenze di Juantorena, invece mi sarebbero occorse le frequenze di Sebastian Coe e l’ampiezza di Juantorena.

E’ chiaro che non si può avere tutto dalla vita e forse scegliendo fra una sola delle due cose avrei potuto orientare la mia scelta verso le belle frequenze di corsa di Coe. C’è da dire che la frequenza è anche un fatto di mappe cerebrali e nelle mie mappe cerebrali quelle frequenze non c’erano così come le mie gambe, decisamente più corte di quelle di Juantorena, non avrebbero mai potuto produrre le ampiezze del caballo cubano.

Quando, ancora oggi, faccio finta di correre mi rendo conto che riesco a fare meglio finta di fare l’ottocentista che non  il corridore di qualche altra distanza nel senso che continuo a peccare nello stesso modo. Le frequenze, complice l’età, sono ulteriormente calate e chi mi vede correre istintivamente cerca un telecomando per togliere la funzione “rallentatore” ma poi quando capisce che sono dal vivo (vivo?!?) e non su uno schermo ci resta male e basta. Le ampiezze non sono nemmeno proprio da buttare ma rapportate alla frequenza disastrosa sono quasi esuberanti. In quel modo riesco a prendere distacchi quasi accettabili dai colleghi solo sugli 800 perché poi, quando si sale con le distanze, più che decine di  secondi si tratta di sonori “quarti d’ora”.

Forse è anche per questo che resto un accanito sostenitore, per chi può permetterselo, delle “giuste frequenze” anche nella gara degli 800 metri.

Queste giuste frequenze trattando di 800 metri non sono da paragonare a quelle dei velocisti ma siccome gli 800 metri sono la più breve delle gare di mezzofondo (e  non la più lunga delle gare di velocità come qualcuno con una fantasia troppo futurista prova a sostenere…) dovrebbero giustamente essere un po’ più significative di quelle delle gare più lunghe.

Ricapitolando gli 800 metri possono essere corsi anche con grandi ampiezze perché “perdonano” questo errore, ma non sono certamente il refugium peccatorum di quelli che non riescono a correre con frequenze accettabili. Se non ci sono queste frequenze vuol dire che c’è qualche problema nella centralina di comando e quella ha un’importanza tale che nel mondo dei telespettatori è paragonabile a quella del telecomando della televisione. Le gambe, lunghe o corte sono sempre mosse dalla testa, se sono lunghe la testa fa un po’ più fatica a muoverle frequentemente, non c’è dubbio, ma proprio sulla frequenza può giocarsi la qualità del risultato di chi, per motivi genetici, non ha problemi a correre con ampiezze più che soddisfacenti.